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CN: piazza finanziaria, destra e sinistra divise su modi di agire

(Keystone-ATS) La Svizzera deve assolutamente intervenire per preservare la sua piazza finanziaria. Ma il Consiglio nazionale non ha una ricetta unica. Mentre il Consiglio federale si mostra aperto allo scambio automatico delle informazioni, la destra mantiene il suo attaccamento al segreto bancario. La sinistra invece vuole voltare pagina.

Occorre sbloccare al più presto la messa al bando della Svizzera da parte dell’OCSE e fare in modo di partecipare rapidamente alla seconda fase dell’esame del Forum mondiale sulla trasparenza, ha dichiarato Lucrezia Meier-Schatz (PPD/SG) durante la sessione straordinaria che il Nazionale ha dedicato oggi alla piazza finanziaria.

Per far questo, è giusto che il Consiglio federale abbia un atteggiamento proattivo nei confronti dello scambio automatico delle informazioni. Si tratta di sapere una volta per tutte quante convenzioni contro la doppia imposizione la Svizzera deve ancora concludere per non essere più assimilata alle Bahamas.

Dominique de Buman (PPD/FR) ha sottolineato come il suo partito era finora contrario allo scambio automatico dei dati. Qualora, tuttavia, le direttive contro i delinquenti fiscali dovessero imporsi a livello planetario, non vi sarà più motivo di continuare con questa opposizione sterile.

Andare oltre

Il PS ritiene invece che occorre spingersi più lontano. “La Svizzera deve cambiare paradigma per garantire un futuro alla sua piazza finanziaria. Non deve più limitarsi alla difesa del segreto bancario”, ha rilevato Corrado Pardini (PS/BE).

Secondo i socialisti, i nuovi standard internazionali – che la Confederazione ha contribuito ad elaborare in seno all’OCSE – devono includere norme severe nei confronti delle banche: dovere di diligenza, attestato che i fondi sono debitamente dichiarati, fine dell’autodisciplina degli istituti finanziari.

Sulla stessa lunghezza d’onda del PS, i Verdi hanno affermato che è essenziale partecipare all’elaborazione della futura direttiva. Fintanto che Berna milita per uno standard a livello globale, dovrebbe smettere di privilegiare diversi modelli a seconda dei Paesi con cui stipula un’intesa, ha detto Louis Schelbert (Verts/LU), facendo riferimento all’accordo FATCA con gli Stati Uniti, all’imposta liberatoria alla fonte con Austria e Gran Bretagna e all’atteggiamento attendista con l’UE. “Occorre trattare tutti i Paesi alla stessa stregua”, ha concluso Schelbert.

Il segreto bancario non si tocca

Di tutt’altro avviso l’UDC, per il quale il Consiglio federale deve difendere più energicamente gli interessi della Svizzera. “Non bisogna cedere a pressioni ipocrite, sapendo che grandi Paesi tollerano pratiche al limite del diritto”, ha denunciato Thomas Aeschi (UDC/ZG). Berna deve inoltre attendere che le relazioni istituzionali con l’Unione europea siano chiarite.

IL PLR ritiene pure che non sia opportuno di buttare all’aria il sistema attuale sotto la pressione dello scambio automatico di informazioni. Con tale norma e le sue implicazioni nella qualità dei dati da trasmettere, “il cittadino sarebbe consegnato alle autorità straniere senza alcuna protezione”, ha rilevato Ruedi Noser (PLR/ZH).

L’imposta liberatoria permette invece ai cittadini stranieri di mettersi in regola con il loro fisco rispettivo. Non occorre lasciarsi trascinare dal “doppio gioco di Stati Uniti e Gran Bretagna che difendono i loro trust”, secondo il liberale radicale zurighese. Bisogna seguire il movimento soltanto quando tutte le grandi piazze finanziarie avranno sottoscritto una norma unica dell’OCSE e poi sottoporre il cambiamento in votazione popolare.

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