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CN: referendum, non valide liste consegnate dopo il termine

(Keystone-ATS) Le liste convalidate dopo la scadenza del termine di referendum – 100 giorni – non vanno prese in considerazione. Lo ha deciso oggi – con 119 voti contro 66 e 3 astenuti – il Nazionale affrontando la modifica della Legge sui diritti politici e allineandosi così al Consiglio degli Stati.

La sinistra ha tentato invano di mantenere questa divergenza: “bisogna fare in modo che i cittadini possono far valere la loro volontà politica”, ha spiegato Bea Heim (PS/SO). “Non è accettabile che un referendum fallisca poiché un comune non invia in modo abbastanza rapido le firme”, ha proseguito la solettese.

Facendo riferimento al caso avvenuto nell’autunno 2012, quando gli oppositori agli accordi fiscali con Germania, Gran Bretagna e Austria fallirono nella raccolta delle sottoscrizioni, perché migliaia di firme erano giunte troppo tardi alla Cancelleria federale (CaF), Heim ha sottolineato che chi raccoglie le firme non deve essere ritenuto responsabile se la posta o il comune non sono abbastanza rapidi.

“Se si segue la minoranza – ha replicato Kurt Fluri (PLR/SO) – il termine di consegna delle firme verrà de facto allungata”. Per il solettese i comitati referendari devono tener conto anche del tempo necessario ai comuni per convalidare e inviare le firme.

La Cancelliera della Confederazione Corina Casanova ha poi ricordato che dopo il caso in questione è stato pubblicato un vademecum a destinazione dei comuni. Se si dovesse tenere conto anche delle firme depositate nei comuni ma non ancora convalidate si creerebbe incertezza: la Cancelleria federale, allo scadere del termine referendario, non sarebbe infatti più in grado di comunicare la riuscita o meno dell’iniziativa.

I deputati hanno poi discusso di altre modifiche minori della legge. Con 128 voti contro 58, i deputati hanno ad esempio respinto la proposta di introdurre una base legale per la sorveglianza degli scrutini federali, che sarebbe svolta anche da organizzazioni internazionali. Secondo la maggioranza di destra, si tratterebbe di un segnale di sfiducia, visto che tra l’altro già oggi è possibile chiedere la presenza di delegazioni per la sorveglianza delle votazioni popolari.

Il dossier torna al Consiglio degli Stati per l’esame di alcune divergenze minori.

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