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CN: sonoramente bocciata iniziativa “reddito di base”

(Keystone-ATS) L’iniziativa popolare “Per un reddito di base incondizionato” non ha avuto alcuna chance al Consiglio nazionale: solo 14 deputati l’hanno sostenuta, altri 146 l’hanno invece bocciata (12 gli astenuti).

Per la maggioranza della sinistra, il testo ha il merito di sollevare alcuni problemi reali, ma le risposte che fornisce sono inadeguate. Per la destra, la proposta di modifica costituzionale è semplicemente impossibile da finanziare. L’oggetto va agli Stati.

Le proposte degli autori dell’iniziativa costerebbero alla Confederazione 208 miliardi di franchi all’anno, ha spiegato Raymond Clottu (UDC/NE) a nome della commissione. Di questi, solo 55 miliardi, circa un quarto, potrebbero essere coperti dalla soppressione delle attuali prestazioni di sicurezza sociale.

La lacuna di finanziamento ammonterebbe quindi a 153 miliardi di franchi, pari cioè al 26% del prodotto interno lordo del 2012. Questi soldi andrebbero trovati tramite misure fiscali.

L’iniziativa, ha aggiunto Giovanni Merlini (PLR/TI), “invece di stimolare l’inserimento professionale e sociale dei cittadini e di stimolare la meritocrazia, favorirebbe la diffusione di una mentalità assistenziale fatalista”. Per Daniela Schneeberger (PLR/BL), “la proposta parte da un presupposto sbagliato, non è infatti lo Stato che deve garantire il reddito ai cittadini, ma il contrario”.

Per Pierre Rusconi (UDC/TI), quella proposta “non è un’iniziativa, ma un’utopia”. Se accettata avrebbe “effetti devastanti” sull’economia svizzera: il PIL crollerebbe infatti del 20%. Per il deputato ticinese è inoltre “impensabile, utopico e insensato pensare che lo Stato possa mantenere i suoi cittadini senza che questi lavorino e contribuiscano al benessere comune”.

“I Verdi – ha spiegato Christian van Singer (Verdi/VD) – condividono gli obiettivi degli iniziativisti di meglio conciliare vita privata e professionale e di dedicare più tempo agli impegni familiari e lavorativi”. Per il vodese l’iniziativa non potrà tuttavia mantenere le sue promesse. Le risposte ai quesiti sollevati dall’iniziativa sono infatti altre, ha aggiunto Marina Carobbio Guscetti (PS/TI): “condizioni di lavoro decenti e dignitose, nonché una rete sociale adeguata e sicura”.

Da parte sua, il consigliere federale Alain Berset, dopo aver tirato in ballo l’economista americano Milton Friedman, il filosofo tedesco Immanuel Kant e il rivoluzionario russo Lev Trotsky, ha ricordato che l’articolo costituzionale proposto non permetterebbe di semplificare la situazione: molte assicurazioni sociali resterebbero infatti necessarie per coprire i casi più gravi e/o più costosi.

In aula solo pochi deputati sono saliti alla tribuna per difendere il testo. Fra loro Ada Marra (PS/VD). La vodese, pur non facendosi alcuna illusione sulla sorte dell’iniziativa, ha affermato di sostenerla poiché “è la sola uscita possibile al vicolo cieco rappresentato dal capitalismo”. “Liberando le persone da una parte dei loro vincoli finanziari – ha aggiunto la socialista – queste verrebbero incoraggiate ad avviare o partecipare a progetti in cui la redditività non è necessariamente presa in considerazione, almeno non inizialmente”.

L’iniziativa – tra i cui promotori figura anche l’ex portavoce del Consiglio federale Oswald Sigg (PS) – chiede che la Confederazione provveda all’istituzione di un reddito minimo di base per tutti, lavoratori e no, allo scopo di consentire alla popolazione tutta di condurre un’esistenza dignitosa e di partecipare alla vita pubblica.

L’importo esatto e il finanziamento dovranno essere disciplinati a livello di legge. I promotori del testo propongono 2’500 franchi mensili per gli adulti e 625 franchi per bambini e giovani.

Per dimostrare simbolicamente che i soldi ci sono, al momento della consegna delle firme alla Cancelleria federale, i promotori avevano sparso su Piazza federale otto milioni di monete da 5 centesimi, una per ogni abitante della Svizzera, per un valore pari a 400 mila franchi.

Metà delle monete erano poi state restituire alla Banca nazionale (BNS), l’altra metà era stata acquistata dalla Stapferhaus di Lenzburg (AG), un’istituzione culturale che le ha utilizzate nell’ambito di un’esposizione sul valore del denaro.

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