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Collocamenti coatti, sì a indennizzi vittime

(Keystone-ATS) Creare un fondo da 300 milioni di franchi per rimborsare le vittime dei collocamenti coatti. È l’opinione del Consiglio nazionale, che con 143 voti a 26 ha approvato il controprogetto indiretto del governo all’Iniziativa per la riparazione. Il dossier va agli Stati.

Dopo il dibattito di ieri, questa mattina si è espressa la consigliera federale Simonetta Sommaruga: “il governo si è già scusato pubblicamente per quanto accaduto”, ma non è sufficiente: “molte vittime mi hanno detto quanto sia importante parlare con loro, e non solamente di loro”. “I cittadini vogliono fare qualcosa per riparare, e per questo le firme dell’iniziativa sono state raccolte molto in fretta”, ha detto la ministra.

Il testo propone un fondo di 500 milioni di franchi a favore delle vittime, mentre il controprogetto del governo parla di 300 milioni di franchi. “Questo soprattutto perché il Consiglio federale stima un numero inferiore di persone coinvolte, grosso modo fra le 12’000 e le 15’000”. Il tetto massimo per il singolo indennizzo sarà di 25’000 franchi. “Inoltre, il controprogetto entrerebbe in vigore più velocemente”, ha spiegato.

Sommaruga ha poi tranquillizzato chi teme la creazione di un precedente: “si tratta di un periodo storico talmente eccezionale, che non vi è il rischio di utilizzare questo risarcimento come punto di partenza per indennizzi in altri settori”.

Il dibattito

Nel corso del dibattito svoltosi ieri, l’UDC e una parte del PLR si sono dichiarati contrari al principio del risarcimento. Claudio Zanetti (UDC/ZH) si è chiesto fino a che punto si possono spingere le richieste in questo senso: “un giorno le donne potrebbero chiedere indennizzi per come erano fatte le vecchie leggi sul matrimonio”, ha sottolineato. “Anche se in questo caso le norme venivano già violate ai tempi dei fatti, si tratta di reati ormai caduti da tempo in prescrizione”, ha aggiunto.

Le altre formazioni hanno invece sostenuto il controprogetto del Consiglio federale. “Per le vittime è importante il riconoscimento delle ingiustizie subite”, ha dichiarato Matthias Aebischer (PS/BE). “Non si tratta di risarcire danni, ma di fare chiarezza su un preciso periodo storico in Svizzera”, ha evidenziato. “Ci vogliamo scusare per tutte le persone che hanno subito traumi anche gravi, e ne pagano le conseguenze ancora oggi”, gli ha fatto eco Pirmim Schwander (UDC/SZ), a nome della minoranza democentrista favorevole al controprogetto.

“Bisogna anche domandarsi chi è responsabile: i Cantoni? La Confederazione? Associazioni attive in quel settore? È difficile da dire” ha affermato Philippe Bauer (PLR/NE). Ad ogni modo, “c’è una responsabilità morale della Confederazione, che deve quindi reagire in qualche modo”. Persino Balthasar Glättli (Verdi/ZH), membro del comitato dell’iniziativa, ha appoggiato il controprogetto del governo, e questo per agire velocemente e poter risarcire gli interessati “prima che siano tutti morti”. Lo stesso concetto è stato espresso anche da Marianne Streiff-Feller (PPD/BE).

Migliaia di persone internate

In Svizzera, fino al 1981, decine di migliaia di persone sono state internate sulla base di decisioni amministrative, senza l’esame di un tribunale. Molte donne sono state sottoposte a sterilizzazione o costrette all’aborto, migliaia di bambini sono stati dati in adozione contro la volontà delle loro madri o collocati in istituti e costretti a lavorare senza remunerazione.

Pochi giorni fa, il promotore del testo Guido Fluri aveva dichiarato ai quotidiani “Der Bund” e “Tages-Anzeiger” che se il Parlamento avesse adottato il controprogetto, “molto probabilmente” l’iniziativa sarebbe stata ritirata.

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