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Commissione CN: fautori inasprimento servizio civile meno numerosi

(Keystone-ATS) I sostenitori di un inasprimento del servizio civile sono meno numerosi in Consiglio nazionale. La sua Commissione della politica di sicurezza ha infatti rifiutato, con 14 voti contro 10, di varare provvedimenti per arginare l’afflusso di “civilisti”. Motivo: le capacità del servizio civile non sono più in crisi.

La commissione si è pronunciata sulla base di un progetto di rapporto presentato dal Dipartimento federale dell’economia, di cui condivide le conclusioni, ossia che non occorre alcuna revisione di legge o d’ordinanza. La commissione intende riesaminare la situazione nel 2014, ha indicato oggi alla stampa la sua presidente Chantal Galladé (PS/ZH).

Si tratterà allora di tener conto dell’evoluzione dell’esercito e in particolare dei suoi effettivi che, secondo la volontà del parlamento, dovrebbero ammontare a 100’000 militi. La polemica sul servizio civile è affiorata dopo l’introduzione, nell’aprile del 2009, della prova dell’atto (quale giustificazione basta accettare di compiere un servizio civile 1,5 volte più lungo di quello militare).

L’abbandono dell’esame di coscienza aveva allora provocato un’esplosione di domande (più di 8500 in un anno). Numerosi parlamentari borghesi hanno temuto un’emorragia degli effettivi militari. La Commissione della politica di sicurezza ha moltiplicato gli interventi nel chiedere un giro di vite. Il Consiglio degli Stati ha invece pigiato sul freno, optando per un bilancio dopo alcuni anni.

Nel frattempo, il Consiglio federale ha adottato una serie di provvedimenti. Per le reclute che intendono svolgere il servizio civile è così stato introdotto un colloquio e l’assegnazione a tale servizio è stata ridotta. Le formalità amministrative per l’ammissione sono più complicate. Il formulario d’iscrizione non è più disponibile in internet: occorre fare domanda, attendere quattro settimane e riconfermare l’intenzione.

Risultato: il numero delle ammissioni al servizio civile è diminuito. Dal 2010 al 2011, è calato di oltre un terzo, scendendo a 4670 persone. Per la maggioranza della commissione, ciò prova che le misure già adottate hanno dato frutti, che la situazione si è stabilizzata e che gli effettivi dell’esercito non sono in pericolo.

Questo parere non è condiviso dalla minoranza, secondo cui vi è ancora la necessità di intervenire. Essa rimette poi in dubbio la costituzionalità della prova dell’atto, dato che la libera scelta tra servizio civile e militare non è garantita dalla carta fondamentale.

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