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Commissione gestione CN: CF faccia attenzione a salari troppo bassi

(Keystone-ATS) I casi di stranieri, giunti in Svizzera nell’ambito dell’accordo sulla libera circolazione, a carico dell’assistenza sociale sono pochi e nella maggior parte dei casi si tratta di working poor e non di disoccupati. La Commissione della gestione (CdG) del Consiglio nazionale ha presentato oggi un rapporto nel quale invita il Governo a proporre misure affinché le remunerazioni percepite da queste persone consentano loro di coprire i costi minimi della vita. Esse, precisa la Commissione, possono godere di prestazioni sociali senza rischiare di perdere il diritto di soggiorno in Svizzera.

Dall’indagine emerge che dall’applicazione dell’accordo con l’Unione europea e fino alla fine del 2011, la maggior parte (78%) degli europei sono giunti in Svizzera per lavorare. Il ricongiungimento famigliare riguarda solo il 9% degli immigrati europei. Oltre la metà del 13% restante è in Svizzera per seguire una formazione.

Il rapporto sottolinea che in una fase iniziale la quota di immigrati provenienti dall’Ue a carico dell’assistenza sociale e della disoccupazione era al di sotto della media svizzera. In seguito tuttavia il numero è aumentato. Il fenomeno concerne soprattutto persone provenienti dalle regioni più meridionali dell’Ue, impiegate nei settori dove i salari sono più bassi: edilizia, agricoltura, commercio al dettaglio o ristorazione. Spesso la busta paga non è sufficiente e sono costretti a ricorrere all’assistenza; altri invece, rimasti senza lavoro, preferiscono restare in Svizzera dove percepiscono le indennità di disoccupazione.

La Commissione sottolinea tuttavia che spesso vi sono serie differenze tra lo scopo dichiarato del soggiorno e l’effettivo esercizio di un’attività economica. Tra gli immigrati giunti in Svizzera apparentemente per lavorare, l’8% non ha mai svolto un impiego, restando tuttavia per oltre un anno nel paese mentre il 13% non ha lavorato nei primi mesi del soggiorno pur essendo entrato nella Confederazione grazie a un contratto di lavoro valido. Vi è anche il caso diametralmente opposto: oltre il 60% delle persone che godono del provvedimento del ricongiungimento famigliare hanno iniziato a lavorare già nel corso dei primi anni in Svizzera.

La CdG ha elaborato quindi delle raccomandazioni che il Governo dovrà considerare: una sua presa di posizione è attesa entro il 15 agosto. In particolare il Consiglio federale dovrà esaminare più da vicino l’evoluzione delle remunerazioni e della quota di chi beneficia di prestazioni sociali e precisare cosa intenda fare “affinché i salari siano sufficienti per coprire il costo della vita in Svizzera”.

Un tema che sarà alla ribalta il prossimo 18 maggio, con la votazione popolare sull’iniziativa sui salari minimi. “Personalmente avrei preferito pubblicare questo rapporto ancora prima del 9 febbraio (data della votazione sull’iniziativa UDC contro l’immigrazione di massa, ndr.) ma per ragioni di calendario non è stato possibile”, ha detto alla stampa il consigliere nazionale Alfred Heer (UDC/ZH), presidente di una sottocommissione della CdG. “In vista del 18 maggio non posso esprimermi se non presentando i dati: toccherà ai partiti politicizzare queste cifre”, ha aggiunto Heer.

Il Partito socialista ha colto la palla al balzo ed ha affermato – in una nota pubblicata in reazione al rapporto – che il miglior modo per risolvere il problema è di votare sì all’iniziativa popolare dell’Unione sindacale svizzera (USS) per un salario minimo di 4000 franchi al mese.

La Commissione raccomanda inoltre al Governo di valutare se le autorità responsabili in materia di immigrazione abbiano bisogno di accedere alle informazioni relative ad altre prestazioni sociali. Bisognerà anche esaminare le disparità cantonali riguardo allo scopo dichiarato e quello effettivo del soggiorno di una persona giunta in Svizzera nell’ambito dell’accordo della libera circolazione.

Il Consiglio federale dovrà anche creare le basi necessarie ad uno scambio proficuo di informazioni, il particolare quelle relative al cambiamento dello scopo del soggiorno in Svizzera o dello statuto professionale. Bisognerà anche mettere a disposizione delle autorità responsabili dell’attuazione dell’accordo sulla libera circolazione delle persone e dell’Ufficio federale delle migrazioni gli strumenti necessari a svolgere al meglio il loro lavoro nonché maggiori risorse a livello di personale. Anche la situazione giuridica dovrà essere chiarita senza indugio.

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