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Commissione lealtà: nuovo calo dei reclami nel 2015

(Keystone-ATS) La Commissione svizzera per la lealtà (CSL), organo di autocontrollo del settore pubblicitario, ha esaminato l’anno scorso 71 reclami e 4 ricorsi, accettandone poco più della metà. Le lamentele per pubblicità sleale sono ancora diminuite, cresce però la complessità.

Nel 2014 i reclami esaminati erano stati 79 e i ricorsi 8. Il calo complessivo si può spiegare con l’entrata in vigore, nel 2012, della legge federale contro la concorrenza sleale, scrive la CSL nel suo rapporto annuale pubblicato oggi.

Con la nuova legge i reclami individuali (che riguardano ad esempio l’invio di mail, telefonate e fax pubblicitari indesiderati) possono essere presentati anche alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO). La CSL ha inoltre introdotto una tassa di 50 franchi per l’esame dei reclami.

I consumatori dispongono di strumenti sempre più efficaci per difendersi dalla pubblicità invadente e aggressiva: fra questi figurano gli adesivi “niente pubblicità”, gli asterischi negli elenchi telefonici, il tasto replay del telecomando TV e gli “adblock” di internet, scrive la commissione.

I metodi di vendita aggressivi sono il motivo principale delle lamentele e rappresentano un terzo di tutti i reclami. Seguono i reclami per discriminazione sessuale (13% dei casi).

Le lamentele legate a pubblicità per tabacco e alcol, che avevano subito un forte aumento nel 2013 e nel 2014, sono diminuite l’anno scorso di 9 punti percentuali e rappresentano ormai l’1,7% del totale. Ciò sarebbe legato all’entrata in vigore, l’anno scorso, della nuova legge sui prodotti del tabacco.

Sono invece aumentati i reclami che riguardano l’onere della prova, ossia il principio in base al quale ogni inserzionista deve poter provare la correttezza delle affermazioni contenute nelle pubblicità.

I settori d’attività all’origine del maggior numero di reclami sono stati anche l’anno scorso quelli delle banche e delle assicurazioni – soprattutto a causa delle telefonate aggressive delle casse malattia – e della vendita per corrispondenza. In netto calo invece i reclami contro le società di telecomunicazione.

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