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Con pannelli solari cinesi in Ue impronta di carbonio doppia

(Keystone-ATS) Importare in Europa pannelli solari fabbricati in Cina non fa bene all’ambiente. Lo sostiene uno studio condotto dalla Northwestern University e dall’Argonne National Laboratory del Dipartimento dell’energia statunitense, secondo cui se nel Vecchio Continente si installano i pannelli cinesi, si ha un’impronta di carbonio doppia rispetto all’impiego di pannelli prodotti localmente.

I ricercatori americani hanno conteggiato tutta l’energia usata per produrre i moduli fotovoltaici. Supponendo che un pannello cinese sia fatto in silicio e installato nel sud dell’Europa, dovrebbe lavorare dal 20 al 30% più a lungo, rispetto a un pannello europeo, per produrre lo stesso quantitativo di energia utilizzato per la sua produzione. Questo perché, spiegano gli esperti, nelle fabbriche cinesi sono in vigore standard ambientali e di efficienza più bassi, e l’energia viene prodotta in misura superiore da fonti fossili come il carbone e minore da fonti rinnovabili.

Lo studio, inoltre, non tiene conto dell’energia necessaria al trasporto dei pannelli dalla Cina all’Europa, che accentua ulteriormente la differenza tra le due aree di fabbricazione.

“Spostare la produzione dei pannelli dall’Europa alla Cina può essere un’opzione interessante da un punto di vista economico, ma è meno sostenibile dal punto di vista ambientale”, sottolineano gli autori. Il discorso vale “soprattutto se l’impiego dei pannelli è motivato dalla volontà di creare un futuro più sostenibile”.

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