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Consiglio nazionale vince il “nuovo centro”, perdono gli altri

(Keystone-ATS) Spettacolare avanzata del nuovo centro nelle elezioni del Consiglio nazionale: Verdi liberali (VL) e Partito borghese democratico (PBD) sottraggono elettori a tutti gli altri partiti. L’UDC scivola all’indietro, il PS scende ai minimi storici anche se guadagna seggi, PLR, PPD e Verdi arretrano notevolmente. Buona la partecipazione, ai livelli del 2007.

In base ai risultati definitivi di 25 cantoni e alle proiezioni nel canton Vaud (è confrontato con problemi informatici, le bocce saranno ferme solo domani) i Verdi liberali conquistano 9 seggi supplementari, che vanno ad aggiungersi ai 3 che già avevano nel 2007, e balzano al 5,2% (+3,8 punti). Grazie anche a una aggressiva politica di congiunzione delle liste (addirittura con i Verdi nei Grigioni e con l’UDF nel canton Turgovia), la formazione di Martin Bäumle ha rosicchiato voti sia al centro-destra che a sinistra.

Il PBD (che non esisteva ancora quattro anni or sono) ottiene 9 mandati, sebbene nei Grigioni ne perda uno rispetto alla fine della legislatura, e si attesta al 5,2%. Un risultato di tutto rispetto, considerato che la “nuova forza” – questo lo slogan elettorale – non si presentava ovunque. Difficile però giustificare – a livello numerico – la conferma di Eveline Widmer-Schlumpf in Consiglio federale.

L’UDC lascia sul terreno 8 seggi e scende a 54, dovendo digerire la scissione del PBD. Raccoglie il 25,3% dei suffragi e rimane chiaramente la prima formazione del paese: l’ambizioso obiettivo del 30% è comunque lontano. Per un partito abituato a fare il pieno di voti – dal 1991 regolarmente vincitore nelle elezioni federali – la battuta d’arresto è evidente: non è il trampolino di lancio migliore che si poteva aspettare il presidente Toni Brunner per lanciarsi alla riconquista del secondo seggio in governo.

Seriamente malato appare il PLR, che nonostante la fusione con il Partito liberale svizzero (PLS) scende di 5 seggi (a 30) e si attesta al 14,7% (aveva il 15,8% nel 2007, cui è da aggiungere l’1,9% del PLS: quindi una perdita secca di 3 punti percentuali). Si tratta dell’ottava sconfitta consecutiva: bisogna risalire al 1979 per ritrovare un presidente radicale che può festeggiare una vittoria. Quello attuale, Fulvio Pelli, ha dovuto aspettare le 22.00 prima di essere sicuro di poter tornare a Berna: l’obiettivo del “20% dei voti” avanzato dal consigliere nazionale è stato del tutto mancato, ma – forse più importante nell’ottica del 14 dicembre, giorno dell’elezione del governo – il partito si conferma la terza formazione politica.

Il PPD, che nel 2007 era riuscito a fermare un’erosione di consenso che proseguiva da quasi 30 anni, torna ad arretrare: -1,5 punti al 13,0%, ciò che equivale a 28 mandati (-3). Il presidente Christophe Darbellay si era posto come traguardo il 17%. Nonostante le congiunzioni di liste operate in molti cantoni – contrariamente a quanto fatto dal PLR – e le spettacolari giravolte su temi politici come l’energia, il partito di ispirazione cristiana non riesce a superare i radicali e non può avanzare pretese su una seconda poltrona nell’esecutivo federale. A meno di non trovare alleanze.

A sinistra il PS guadagna due seggi (a 45), ma si dissangua a livello di consensi, precipitando al 17,6% (-1,9 punti): se fosse confermato si tratterebbe del peggior risultato per i socialisti dall’introduzione del sistema di voto proporzionale, nel 1919. Una posizione resa ancora più difficile dalla sconfitta subita dai “cugini” ecologisti, che limita assai i margini di manovra del cosiddetto fronte progressista.

Negativo è stato infatti anche il risultato dei Verdi, sia in termini percentuali (8,0%, -1,6 punti), sia in relazione ai seggi (-5 a 15). Il partito riesce sì a rimanere la quinta forza del paese, ma deve probabilmente sotterrare, almeno per il momento, le ambizioni di un seggio in Consiglio federale: e pensare che qualche mese fa il presidente Ueli Leuenberger – che in un primo momento non era sicuro di essere rieletto – credeva di poter approfittare dell’effetto Fukushima.

Ai partiti minori sono andati i seggi rimanenti. Interessanti sono fra l’altro l’avanzata in Ticino della Lega e l’affacciarsi sulla scena nazionale del Mouvement Citoyens Genevois (MCG), che porterà a Berna un suo rappresentante.

La partecipazione, sempre secondo le proiezioni, si attesta al 49,6%: bisogna ritornare al 1975 per avere un dato più elevato. La campagna elettorale è quindi stata forse meno frenetica di quattro anni or sono ma l’interesse non è mancato.

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