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Coronavirus: è partita la corsa all’oro

L'oro, bene rifugio per eccellenza in tempi difficili. KEYSTONE/AP/Mike Groll sda-ats

(Keystone-ATS) In tempi di crisi, come quello attuale provocato dalla pandemia di coronavirus, l’oro ritrova tutte le sue virtù di bene rifugio per eccellenza.

La domanda di lingotti e monete è tale in questo momento, però, che gli investitori sono invitati a pazientare: non c’è n’è abbastanza per tutti.

I volumi da noi sono decuplicati, ha detto a Keystone-ATS Andreas Hablützel, direttore della Degussa Goldhandel di Zurigo. E le forniture vanno avanti col contagocce, ha spiegato il manager, a causa delle misure restrittive per il personale adottate in paesi produttori per proteggerli dal contagio, come il Sudafrica e il Canada. Il manager non sa fino a quando sarà possibile soddisfare la domanda di metallo giallo.

Oltre a ciò, il lavoro nelle raffinerie ticinesi è fermo per almeno tre settimane, ciò che complica ulteriormente la situazione, ha spiegato Hablützel.

La Svizzera è diventata una piazza importante per la raffinazione dell’oro e di altri metalli preziosi, come l’argento. Le tre raffinerie ticinesi – Valcambi, Argor-Heraeus e PAMP – trasformano ogni anno circa 1500 tonnellate di oro, pari a un terzo dell’offerta mondiale di questo metallo.

A causa di questa situazione vi è carenza insomma di lingotti, tanto desiderati dagli investitori privati, ha dichiarato Andre Christl, direttore di Heraeus Precious Metals.

Anche la Banca cantonale di Zurigo ha notato un rinnovato interesse per i metalli preziosi. La richiesta di lingotti e monete è enorme, ha affermato a Keystone-ATS una portavoce dell’istituto. Ciò riguarda anche l’argento. Anche la banca deve però fare i conti con un’offerta in forte calo e dare fondo alle riserve. Di forniture nemmeno a parlarne, per ora.

Al momento, grazie all’oro custodito nei propri magazzini, Degussa Schweiz è in grado di soddisfare i compratori, ha spiegato Hablützel. Disponiamo al momento di oltre mille barre d’oro: molto richieste quelle da 100 grammi o 50 grammi.

La corsa all’oro è stata registrata anche da UBS, come ha spiegato Giovanni Staunovo, specialista nel settore delle materia prime. “Si tratta di un cambiamento di tendenza rispetto alla settimana scorsa, quando l’oro veniva soprattutto venduto per fare liquidità”, ha sottolineato. L’allentamento della politica monetaria decisa da vari Paesi dovrebbe rafforzare questa tendenza.

Sul mercato globale, un’oncia d’oro (31,1 grammi) viene scambiata a 1610 dollari, dopo aver toccato i 1703 dollari, il livello più elevato negli ultimi sette anni.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

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