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Coronavirus: crediti ponte, occhio vigile contro abusi

Il ministro delle finanze, Ueli Maurer. KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) Se l’accesso a un credito ponte per le aziende sembra procedere senza intoppi, l’affermazione del ministro Ueli Maurer secondo cui abusi sono praticamente da escludere non tranquillizza il direttore del Controllo federale delle finanze (CDF) Michel Huissoud.

Questi intende infatti verificare che il denaro concesso non venga utilizzato impropriamente.

Finora sono migliaia, oltre 30 mila, i crediti a tasso zero concessi dalle banche con la garanzia della Confederazione, per un ammontare di almeno 7 miliardi di franchi.

Secondo Huissoud, che ha confermato a Keystone-ATS informazioni pubblicate oggi dai giornali del gruppo Tamedia, il pericolo si annida nell’autodichiarazione che i petenti sottopongono alle banche. Chiunque chieda un credito fino a mezzo milione, deve semplicemente compilare un formulario. L’istituto non si preoccupa di verificare la giustezza delle informazioni.

Eppure, secondo Huissoud, le possibilità di abusi sono molteplici. L’imprenditore in questione deve promettere, mediante la sua firma, di chiedere il sostegno finanziario a una sola banca, e che non riceverà prestiti né dall’Ufficio federale della cultura o dello sport, entrambi coinvolti nell’azione di sostegno all’economia.

Tutto ciò è difficile da controllare, come anche il motivo della richiesta d’aiuto, i dati sul fatturato o l’esistenza di una procedura di fallimento, ha spiegato il direttore del CDF. Il credito può ammontare al massimo al 10% del fatturato annuale e può essere concesso in linea di principio a imprenditori insolventi. “Nel caso peggiore – ha affermato il funzionario – il beneficiario del credito può fornire informazioni scorrette su tutti i punti”.

Una volta concesso il denaro, il controllo sul suo uso diventa veramente difficile. L’imprenditore in questione potrebbe utilizzare il credito per altri scopi che non quello addotto, ossia il superamento di una fase difficile. Complicato anche verificare che il credito non venga usato per pagare i dividendi o ripianare vecchi prestiti.

Per questo il CDF intende procedere a verifiche confrontando i dati presenti sulle dichiarazioni con le informazioni disponibili, in particolare per quanto attiene a procedure di fallimento in corso o eventuali richieste multiple, oppure confrontando l’Iva versata col fatturato dichiarato. L’obiettivo di questo lavoro è scovare eventuali abusi prima che sia impossibile chiedere la restituzione del credito. Per false informazioni è prevista, tra l’altro, una multa fino a 100 mila franchi. Per delitti più gravi, come la falsificazione di documenti o la truffa, si rischia invece il carcere.

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