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Corte Strasburgo conferma divieto imposto a Raeliani a Neuchâtel

(Keystone-ATS) Il divieto di affissione di manifesti del Movimento Raeliano emesso nel 2001 dalle autorità del canton Neuchâtel è compatibile con la Convenzione europea sui diritti dell’uomo. Il diritto alla libertà di espressione non è stato violato, conferma la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

I manifesti, che ritraevano extraterrestri e un disco volante, di per se non contenevano niente di scandaloso o scabroso, ma riportavano anche l’indirizzo del sito web del Movimento, che invece, secondo le autorità neocastellane, conteneva materiale contrario alla morale e all’ordine pubblico.

Nel 2005 il Tribunale federale respinse il ricorso della setta, sostenendo che l’interesse pubblico di non diffondere simili idee giustifica la limitazione del diritto alla libertà di espressione. In particolare i giudici losannesi consideravano problematico il fatto che il sito internet richiamasse alla società Clonaid, che nel 2002 aveva annunciato la nascita del primo bebè clonato, e che alcuni passaggi dei libri del fondatore dei Raeliani potessero indurre alla pedofilia. Infine l’alta corte di Mon Repos riteneva inopportuno il sostegno a favore della “geniocrazia”, in base alla quale un governo mondiale di geni comanda sul resto dell’umanità.

La setta si rivolse quindi alla CEDU, la cui prima sezione decise nel gennaio 2011 che il diritto alla libertà di espressione non era stato violato. La Grande Camera della CEDU, alla quale era quindi stato inoltrato ricorso, si è occupata della questione lo scorso novembre e oggi ha emesso la sentenza con cui conferma le istanze precedenti. Nove giudici hanno votato in questo senso e otto contro.

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