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Costa d’Avorio: raid aerei dell’ONU contro roccaforti Gbagbo

(Keystone-ATS) Improvvisa svolta di guerra in Costa d’Avorio dove gli elicotteri della missione dell’Onu (Onuci), affiancati da quelli della missione francese Liocorno, hanno lanciato oggi pesanti raid militari ad Abidjan con l’obiettivo dichiarato di neutralizzare le armi pesanti utilizzate dai fedelissimi di Laurent Gbagbo, il presidente uscente che si rifiuta di lasciare il potere, contro i civili.

Secondo quanto riferito da testimoni e da fonti dell’Onu ad Abidjan, gli elicotteri francesi hanno colpito il campo militare di Agban, una delle basi dei fedelissimi di Gbagbo. Mentre secondo altre testimonianze, un altro accampamento pro-Gbagbo, quello di Akouedo, è stato colpito da missili sparati da elicotteri delle Nazioni Unite. Questi ultimi hanno anche sparato contro il palazzo e la residenza di Gbagbo ad Abidjan.

L’operazione militare è, secondo l’Onuci, legittima. Ma da Parigi un consigliere di Gbagbo ha affermato che i raid sono “illegali” e costituiscono di fatto “un tentativo di assassinare Laurent Gbagbo”.

Il primo annuncio dell’attacco è stato fatto dalla Francia: in conformità con la risoluzione 1975 del consiglio di sicurezza dell’Onu, l’Onuci (la forza delle Nazioni Unite in Costa d’Avorio) “ha appena intrapreso una serie di azioni per neutralizzare le armi pesanti utilizzate contro i civili e il personale delle Nazioni Unite ad Abidjan”, ha comunicato nel tardo pomeriggio la presidenza francese a Parigi.

“Il segretario generale delle Nazioni Unite (Ban Ki-moon) – ha aggiunto l’Eliseo – ha chiesto il sostegno delle forze francesi a queste operazioni. Il presidente della Repubblica (Nicolas Sarkozy, ndr) ha risposto positivamente a questa richiesta e ha autorizzato le forze francesi a partecipare alle operazioni condotte dall’Onuci per la protezione dei civili”. “La Francia – conclude l’Eliseo – chiede lo stop immediato di tutte le violenze contro i civili. Gli autori di questi crimini dovranno risponderne davanti alla giustizia”.

Proprio oggi sempre ad Abidjan, capitale economica della Costa d’Avorio, diverse persone, tra cui due francesi, sono state sequestrate da “uomini armati” che hanno fatto irruzione nell’hotel Novotel.

La città è teatro da giorni di combattimenti tra i sostenitori del presidente vincitore delle elezioni di novembre, riconosciuto dalla comunità internazionale, Alassane Ouattara e il capo di stato uscente Laurent Gbagbo.

Inoltre il direttore generale della Ong (Organizzazione non governativa) Action contre la Faim (Acf), Francois Danel, ha confermato che “centinaia di persone sono state massacrate” alla fine di marzo a Duekoué, nell’ovest della Costa d’Avorio, e che “le violenze continuano”. Il direttore di Acf è uno dei primi responsabili di una Organizzazione non governativa occidentale a trovarsi a Duekoué. “Ho incontrato diverse persone – ha raccontato – e mi hanno detto che non sono decine, bensì centinaia, le persone massacrate”.

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) aveva parlato di “almeno 800 morti” nella sola giornata del 29 marzo, mentre la Caritas aveva menzionato “un migliaio di morti o dispersi” a Duekoué fra il 27 e il 29 marzo. Secondo l’Onu, le stragi sono coincise con la presa di controllo della città da parte delle truppe di Ouattara, il presidente che oggi l’Onu ha deciso debba infine prendere il potere datogli dall’esito del voto dello scorso novembre.

Oggi, da Bruxelles, la commissaria Ue per gli aiuti umanitari, Kristalina Georgieva, aveva fatto un appello a Ouatarra e a Laurent Gbagbo per “proteggere i civili” ed evitare che la Costa d’Avorio “scivoli ancora di più verso la guerra civile”. Ma a centinaia, uomini, donne e bambini, sono già fuggiti dalle loro case ed hanno attraversato il confine con la Liberia per cercare di sottrarsi a violenze indiscriminate.

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