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Credit Suisse abbassa stima Pil 2020, ma è meno pessimista di altri

Le restrizioni comportano un calo dell'attività economica. KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) Gli economisti di Credit Suisse ritoccano al ribasso le previsioni sull’andamento della congiuntura elvetica, ma rimangono comunque meno pessimisti di altri esperti e vedono i consumatori spendere ora quello che hanno risparmiato durante il lockdown.

Per il 2020 è attesa una contrazione del prodotto interno lordo (Pil) pari al -4,0%, contro il -3,5% pronosticato in aprile, mentre invariata al +3,5% è la stima relativa al 2021, emerge da un comunicato odierno.

Nonostante con la fine della situazione di confinamento si siano osservati i primi segnali positivi per l’anno in corso, gli specialisti della grande banca scommettono su una ripresa ancora lenta: l’andamento grafico sarà quindi quello di una “V asimmetrica”. Ma complessivamente i loro pronostici sono migliori di quelli di altri: a titolo d’esempio la Segreteria di stato dell’economia (Seco) punta su -6,7%, l’Ocse addirittura su -7,7%.

Secondo Credit Suisse l’assetto finanziario della maggior parte delle economie domestiche è migliore di quanto farebbe pensare il crollo economico registrato durante il lockdown. È vero che i versamenti dello stato non compenseranno interamente la perdita di reddito conseguente alla disoccupazione e al lavoro a tempo ridotto e che perciò i redditi potrebbero scendere di poco meno del 5%. Tuttavia si stima che la spesa delle economie domestiche si sia ridotta del 20% durante il semi-confinamento e pertanto vi sia stato comunque un ulteriore risparmio netto.

“Prevediamo che le famiglie spenderanno nuovamente una parte considerevole dei loro risparmi aggiuntivi”, spiega Claude Maurer, responsabile dell’analisi congiunturale svizzera di Credit Suisse, citato nella nota. “In termini più concreti, riteniamo che metteranno nuovamente in circolazione due terzi dei mezzi accumulati, pari a circa 5,5 miliardi di franchi, compensando quindi all’incirca la metà del calo dei consumi”. Allo stesso tempo la spesa statale dovrebbe aumentare significativamente e contribuire alla stabilizzazione della congiuntura.

Sul fronte dell’export, l’evoluzione è sostenuta dal settore farmaceutico. Diminuisce per contro la domanda nel ramo delle macchine. Anche la situazione dell’industria orologiera, che dipende fortemente dall’umore internazionale dei consumatori e dall’afflusso di turisti asiatici in Svizzera, resterà difficile ancora a lungo.

Per quanto riguarda gli investimenti in beni strumentali la maggior parte del calo dovrebbe essere ormai superato, ritiene Credit Suisse. Dato che un nuovo confinamento in Svizzera è al momento piuttosto improbabile, aumenta anche la sicurezza della pianificazione. Inoltre gli investimenti dell’industria farmaceutica e quelli crescenti nell’ambito informativo – a seguito dell’ampio ricorso al telelavoro e agli acquisti online – hanno effetti sugli investimenti complessivi.

L’immigrazione in Svizzera è rallentata a seguito della chiusura delle frontiere e di un numero minore di nuove assunzioni da parte delle aziende. In tal modo perde slancio un importante fattore trainante della crescita dei consumi. La previsione sull’immigrazione netta 2020 è di 35-40’000 persone, a fronte delle 53’000 del 2019.

Per quanto concerne le finanze pubbliche, secondo le stime degli economisti di Credit Suisse le misure sinora discusse, per un importo di circa 70 miliardi, genereranno un forte deficit del bilancio della Confederazione che, in base al freno all’indebitamento, dovrebbe essere pareggiato entro sei anni.

Tuttavia il debito complessivo resta molto basso nel raffronto internazionale. Nell’ipotesi semplificata di finanze stabili per cantoni e comuni il tasso di debiti, che era del 26,7% nel 2019, salirà al 34,1% nel 2020. La Svizzera continuerebbe comunque a soddisfare i criteri di Maastricht dell’Eurozona anche dopo l’emergenza coronavirus. La situazione non avrà ripercussioni concrete neppure sul rating AAA della Svizzera nel mercato dei capitali.

Alla luce di queste circostanze, secondo gli esperti della banca è consigliabile accettare l’aumento una tantum del debito pubblico indotto dalla pandemia senza imporne una rapida riduzione, che potrebbe potenzialmente frenare la crescita. Ciò depone a favore di un prolungamento consistente del periodo per la riduzione del debito, possibile grazie al ricorso a una regolamentazione speciale del freno all’indebitamento.

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