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Crimea: leader tatari bandito da Russia per 5 anni

(Keystone-ATS) Il leader dei tatari di Crimea, Mustafà Zhemilev, è stato bandito per cinque anni dalla Russia, compresa la Crimea, territorio storico della piccola comunità musulmana che ha boicottato il referendum per l’annessione: lo rende noto su Facebook Lilia Muslimova, portavoce del ‘parlamento’ dei tatari locali.

Lasciando oggi la Crimea per Kiev, Zhemilev, che è anche deputato del partito ‘Patria’ di Iulia Timoscheno, si è visto consegnare dalle guardie di frontiera un documento che gli vieta l’ingresso in Russia sino al 19 aprile 2019.

“Ultimamente l’ingresso in Crimea è stato vietato ai rappresentanti di molte autorevoli organizzazioni internazionali e anche ai diplomatici, quindi questo ‘atto’ non è nient’altro che una prova dello stato civile con cui abbiamo a che fare”, ha commentato Il leader dei tatari di Crimea, reagendo al divieto d’ingresso in Russia che gli è stato notificato. Mustafà ha annunciato la sua intenzione di ritornare ugualmente in Crimea.

Precedentemente rispondendo al decreto firmato ieri da Putin per la riabilitazione dei tatari e di altre minoranze della Crimea dopo le deportazioni staliniane, Mustafa Zhemiliev (a capo del parlamento della minoranza musulmana dal 1991 al 2013) ha detto che i tatari di Crimea non hanno “bisogno di una riabilitazione da parte della Russia”, è semmai la Russia che “si dovrebbe riabilitare dinanzi” ai tatari “per i crimini del 1944”.

Il leader storico dei tatari, che è anche un deputato ucraino del partito di Iulia Timoshenko ‘Patria’, sostiene che “la Russia avrebbe dovuto definire la deportazione come un crimine di guerra subito dopo la nascita della Federazione russa nel 1991, assumendosi degli obblighi per il ritorno e la sistemazione dei tatari di Crimea nella loro terra d’origine”.

Il decreto di Putin contiene “delle misure sociali ed economiche”, ma anche per “lo sviluppo delle autonomie culturali nazionali” e per “l’apprendimento delle lingue dei popoli oppressi”.

Nel 1991 la Russia ha adottato una legge per la riabilitazione dei popoli perseguitati (legge che l’Ucraina non ha invece mai adottato) che dà diritto a degli indennizzi.

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