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Crisi: allo studio FMI più forte, contatti con BCE

(Keystone-ATS) Il Fondo monetario internazionale si delinea sempre più come uno dei cardini principali attorno a cui potrebbe ruotare il salvataggio dell’Europa dalla peggior crisi dal dopoguerra. I Paesi Nordici dell’area euro, capitanati dalla Germania, chiedono apertamente un ruolo più forte per l’istituzione di Bretton Woods, mentre fonti vicine al dossier confermano che il Fmi è pronto a intervenire e che è in contatto anche con la Bce.

Christine Lagarde, il direttore generale del Fmi che sta facendo la spola fra Washington, le capitali europee e quelle dei Paesi ‘Brics’ chiamati a rafforzare le tasche del Fondo, lo dice da tempo: se chiamati, siamo pronti. Dopo il vertice di ieri a Strasburgo la posizione tedesca ha fatto pensare a uno stallo per il progetto, auspicato da molti, degli ‘eurobond’, e per quello di una Bce prestatrice di ultima istanza agli Stati: la condizione di Berlino a qualsiasi svolta è un rafforzamento della governance economica europea, che richiede tempi lunghi.

A questo stallo potrebbe risultare un pronto intervento del Fmi. Dopo un incontro con i colleghi di Germania e Olanda, il ministro finlandese delle Finanze Jutta Urpilainen ha spiegato oggi: “Dobbiamo costruire un sistema di protezione”, un “firewall”, e “oggi ci siamo accordati sul fatto che una delle opzioni è rafforzare il ruolo del Fmi”. Non si sbilancia il collega tedesco Wolfgang Schaeuble, ma dice che occorre “prendere una decisione subito”. Mentre Jan Kees de Jager, il ministro olandese, spiega: “Il Fmi ha più risorse per aiutare, se necessario, la Spagna e l’Italia attraverso prestiti d’emergenza”.

Intervenuto a fianco della Ue nei salvataggi di Grecia, Irlanda e Portogallo, il Fmi ha una dotazione di circa 440 miliardi di dollari che andrebbe rafforzata se dovesse spegnere un incendio anche in Paesi di dimensioni maggiori. Ecco entrare in gioco la Bce che, secondo indiscrezioni circolate sul Wall Street Journal giorni fa, potrebbe prestare fondi all’istituzione di Washington, in qualche modo aggirando il divieto dei trattati a finanziare gli Stati.

Una fonte vicina al dossier interpellata dall’ANSA lascia aperti più scenari e spiega: “Se chiamato, il Fondo è disponibile”, e quanto a un ruolo della Bce “ci sono diverse possibilità”. La stessa fonte spiega che il Fondo ha preparato “diversi piani di contingenza”. E ricorda che, proprio di fronte all’aggravarsi della crisi europea, il Fondo appena tre giorni fa ha annunciato una revisione dei suoi meccanismi di prestito, improntata alla flessibilità, con attenzione particolare ai Paesi con “fondamentali solidi” finiti in difficoltà, per “rompere la catena del contagio”.

Novità possibili in arrivo anche su un altro fronte, quello del nuovo fondo di salvataggio europeo ‘Esm’ che funzionerà dal 2013: secondo la Reuters potrebbe tramontare l’ipotesi, cara ai tedeschi, di infliggere consistenti perdite ai creditori privati degli Stati che finiscono sotto salvataggio: quel “coinvolgimento dei privati” che sta contribuendo ad affondare le quotazioni di banche e assicurazioni sui mercati.

Francia, Italia e Spagna vorrebbero togliere quella clausola, scrive l’agenzia anglo-canadese, mentre si oppongono i tre Paesi nordici dell’euro. Ma da Schaeuble, a pochi giorni dall’Ecofin della prossima settimana, arriva una parziale conferma: i governi dell’Unione europea potrebbero “aggiustare” i termini del fondo Esm.

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