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Crisi: Grecia; parlamento vota misure, scioperi e scontri

(Keystone-ATS) ATENE – Il parlamento greco ha approvato con procedura d’urgenza il pacchetto di misure anticrisi da 4,8 miliardi, mentre fuori dell’aula risuonavano le proteste e la rabbia dei lavoratori e i giovani si scontravano con la polizia in un paese paralizzato da uno sciopero generale che sarà ripetuto l’11 marzo.
L’assemblea unicamerale ha dato il via libera al piano di austerità, che ridimensiona pesantemente il livello di vita dei Greci, con il solo voto della maggioranza socialista (160 deputati su 300) e del piccolo partito di estrema destra Laos (15). La principale forza di opposizione, Nuova Democrazia (ND, centrodestra) e l’estrema sinistra Syriza hanno votato contro.
Il Partito comunista (Kke) ha lasciato l’aula prima del voto in segno di protesta. Le misure, viste come il possibile preludio ad un più concreto impegno finanziario europeo a favore della Grecia, sono passate mentre Papandreou viaggiava a Berlino per il vertice con la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Il ministro delle finanze Giorgio Papaconstantinou intervenendo in parlamento ha assicurato che se il piano di austerità sarà applicato come previsto “non ci sarà bisogno di nuove misure”. Ed ha invitato l’Europa ad “assumersi le sue responsabilità, cosa che non ha ancora fatto”.
Nel centro di Atene, nonché a Salonicco e in altre città, migliaia di persone intanto manifestavano contro “le misure criminali e antipopolari”. Mentre uno sciopero convocato dal sindacato comunista Pame e dalle confederazioni dei dipendenti pubblici, Adedy, e del settore privato, Gsee, paralizzavano trasporto urbano, aereo, ferroviario e navale, chiudevano scuole e ospedali, provocavano un parziale black out informativo e bloccavano i centri cittadini.
Militanti comunisti e dipendenti disperati hanno occupato il ministero delle finanze e il Poligrafico dello Stato: quest’ultimo nel futile tentativo di impedire la pubblicazione del piano di austerità sulla Gazzetta ufficiale bloccandone l’attuazione. E la rabbia infine si è sfogata in scontri con la polizia e in un’aggressione contro il presidente della centrale sindacale Gsee, il socialista Yannis Panagopoulos accusato di “essersi venduto” al governo e che è rimasto leggermente ferito.

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