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Crisi: Juncker, “grexit” possibile. Berlino, piano emergenza c’è

(Keystone-ATS) L’addio della Grecia all’euro sembra sempre più vicino e l’Eurozona si prepara per evitare l’effetto domino: la Grexit “è tecnicamente possibile”, dice oggi il presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker avvertendo dei “rischi politici enormi”.

Mentre il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble chiude a nuovi aiuti per Atene e conferma l’esistenza di un “piano d’emergenza” nel caso in cui le mosse anti-crisi dovessero fallire. I governi dell’euro “sarebbero stupidi” se non avessero un ‘piano B’, ammette il ministro, proprio nel giorno in cui la troika scopre un nuovo buco nei conti di Atene.

La Grecia, che la prossima settimana chiederà ai partner dell’euro più tempo per risanare il bilancio, è ormai avviata su una strada senza uscita: a causa del mix di recessione e austerità, non ce la farà a riportare il suo deficit oggi al 9,3%, sotto il 3% entro il 2014, come previsto dagli impegni con Ue-Bce-Fmi. Inoltre, scrive lo Spiegel, la troika ha scoperto un fabbisogno più elevato per il prossimo biennio (14 miliardi di euro invece di 11,5) a causa delle mancate privatizzazioni e di introiti fiscali minori del previsto. Per questo Atene vorrebbe uno slittamento del risanamento di almeno due anni, che consentirebbe anche di mitigare gli effetti del rigore imposto dai creditori internazionali, accelerando la ripresa.

Ma la Germania non ha alcuna intenzione di fare nuove concessioni ad Atene ed esclude qualunque ulteriore sostegno: “Non è pensabile mettere a punto un nuovo programma per la Grecia”, ha detto Schaeuble, convinto come tutti i tedeschi che “ci sono dei limiti agli aiuti”. E anche una proroga sugli impegni è fuori discussione, perchè comporterebbe comunque ulteriore esborso da parte dei creditori. Di diverso parere, stando alla stampa tedesca, il presidente Francois Hollande, che sarebbe invece più disponibile verso Atene. Parigi e Berlino discuteranno del futuro della Grecia il 23 agosto durante il bilaterale nella capitale tedesca che riaprirà il confronto sulla crisi dopo la pausa estiva.

Intanto non è più tabù parlare di ‘Grexit’: secondo il premier lussemburghese sarebbe “tecnicamente possibile” ma “non sarebbe concepibile politicamente ed avrebbe rischi imprevedibili” e comunque “non fa parte” delle sue ipotesi di lavoro. Ma l’impegno a tenere Atene nell’Eurozona appare sempre più gravoso, e in molti pensano che costerebbe di più continuare a reggere i suoi ormeggi piuttosto che lasciarla andare alla deriva. Lo stesso Juncker spiega che una ‘Grexit’ ci sarebbe nel caso in cui “la Grecia violasse tutte le regole e non rispettasse nessun accordo”. Ipotesi che, dopo l’ennesima richiesta di maggiore elasticità nel rientro dal deficit, ormai nessuno si sente più di escludere.

Per questo, conferma Schaeuble, i governi della zona euro “sarebbero stupidi” se non pensassero ad un piano d’emergenza. Soprattutto per mettere al riparo i Paesi più vulnerabili come Spagna e Italia verso cui, secondo Juncker, i mercati “sono ingiusti” perchè non prendono in considerazione i loro “seri sforzi di risanamento”. A differenza della Grecia, che non riesce a rispettare la ‘road map’ delle riforme, Spagna e Italia hanno avviato da mesi il percorso per ridurre il debito e riportare il deficit sotto il 3%. E se l’Italia può contare per quest’anno su un avanzo primario del 5% e puntare al pareggio di bilancio nel 2013, la Spagna, più in difficoltà, aspetta i primi 30 miliardi di aiuti Ue alle banche e sembra sempre più interessata all’attivazione dello scudo anti-spread per alleviare la pressione sul suo debito. Il ministro dell’Economia spagnolo Luis De Guindos ha auspicato oggi un intervento della Bce “senza limiti prefissati, nè di quantità nè di durata”: dal momento che la Bce interverrà solo dopo la richiesta di attivazione dello scudo, la sua uscita suona quasi un’anticipazione della richiesta di aiuti.

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