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Crisi: Obama; il peggio è passato, ora priorità al lavoro

(Keystone-ATS) WASHINGTON – L’economia è tornata a crescere, i mercati finanziari si sono stabilizzati: “il peggio della tempesta è passato ma resta la devastazione”, con 7 milioni di posti di lavoro persi nei due anni di recessione. Perciò, “l’occupazione è la priorità del 2010”. Lo ha detto il presidente americano Barack Obama nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione.
Obama ha fornito una ricetta in quattro punti per il rilancio dell’economia: riforma finanziaria; innovazione, soprattutto nell’energia; più esportazioni (l’obiettivo è raddoppiarle in cinque anni così da sostenere 2 milioni di posti di lavoro); e investire nell’educazione (“nel 21mo secolo uno dei migliori programmi anti-povertà è un’educazione di prima classe”).
Ribadendo indirettamente il proprio appoggio a Ben Bernanke (“la conferma di una persona qualificata non può essere ostaggio di progetti personali e di rancori di alcuni senatori”), Obama ha constatato come nell’ultimo anno una cosa ha accomunato repubblicani e democratici: “l’odio per i salvataggi delle banche”. Ma è stato fatto quanto necessario e “ora i mercati si sono stabilizzati. Ho proposto una tassa sulle maggiori banche: so che a Wall Street l’idea non piace, ma gli istituti che possono permettersi di distribuire di nuovo pesanti bonus, possono permettersi anche di pagare una modesta tassa” ha aggiunto Obama, invitando il Congresso ad agire per una “riforma finanziaria seria”.
“Non sono interessato a punire le banche ma a proteggere la nostra economia. La Camera ha già fatto passare la riforma finanziaria. I lobbysti stanno cercando di ucciderla: non possiamo permettere loro di vincere questa battaglia”, avverte Obama, proponendo di utilizzare 30 miliardi di dollari dei fondi restituiti da Wall Street per aiutare le banche regionali a concedere credito alle piccole e medie imprese, che sono “il vero motore della crescita occupazionale del paese”.
La recessione – ha aggiunto – ha avuto ripercussioni pesanti anche sui conti pubblici americani, facendo esplodere il deficit sul quale è necessario intervenire al fine di evitare che “metta a rischio la ripresa”. “All’inizio dello scorso decennio, l’America aveva un surplus di bilancio di oltre 200 miliardi di dollari. Prima che assumessi l’incarico avevamo un deficit di oltre 1.000 miliardi con prospettive di un aumento di 8.000 miliardi nei dieci anni successivi. Gli effetti della recessione hanno portato a un buco di bilancio di 3.000 miliardi. Se avessi assunto l’incarico in tempi normali avrei iniziato subito con azioni per far scendere il deficit. Ma sono arrivato con la crisi e i nostri sforzi per prevenire una Seconda Grande Depressione hanno aggiunto altri 1.000 miliardi di dollari al nostro debito. Sono assolutamente convinto che fosse la cosa giusta da fare – ha osservato -“.
“Le famiglie americane – ha continuato Obama – stanno stringendo la cinghia e assumendo decisioni difficili. Il governo deve fare lo stesso: è per questo che propongo azioni mirate per ripagare i 1.000 miliardi che ci sono voluti per salvare l’economia lo scorso anno. A partire dal 2001 siamo pronti a congelare le spese discrezionali del governo. Investiremo in quanto necessario e sacrificheremo quello che non lo è”. Per combattere il deficit Obama creerà per decreto, dopo che la proposta è stata bocciata in Senato, una commissione per individuare le strade per combattere il deficit. “Non pretendiamo così di risolvere il problema” ma la commissione avrà come obiettivo quello di “offrire una serie di soluzioni precise”.

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