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Crisi: UE, arriva nuova strategia per crescita e lavoro

(Keystone-ATS) BRUXELLES – Pochi obiettivi, cinque, per tornare ad una crescita dell’economia europea che viaggi “sul 2% e più”. E che gli stati membri dovranno perseguire sotto la stretta vigilanza di Bruxelles, ognuno partendo dalla propria realtà economica e sociale.
Ogni paese, dunque, con un proprio percorso, con la Commissione europea che potrà intervenire con degli “allarmi” ma non con delle sanzioni. Queste le grandi differenze tra la semifallimentare “strategia di Lisbona” dello scorso decennio e la “strategia 2020” presentata oggi dall’esecutivo europeo per promuovere la crescita e l’occupazione nei prossimi dieci anni.
Una crescita che – come ha sottolineato il presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso – dovrà essere “intelligente, sostenibile, e inclusiva dal punto di vista sociale”. Perché l’Ue “esce dalla crisi peggiore mai vista – ha sottolineato – e sarà dura riprendersi”.
La nuova strategia è fondata su cinque obiettivi da centrate da qui al 2020, tenendo in considerazione le differenze esistenti tra i vari paesi: portare al 75% il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni; aumentare al 3% del Pil dell’Ue le risorse investite in ricerca e innovazione; ridurre del 20% le emissioni di C02; abbassare a meno del 10% la quota di giovani che abbandonano la scuola e portare almeno al 40% il numero dei diplomati o laureati; puntare a 20 milioni in meno di persone a rischio povertà. “Sono obiettivi generali, ambiziosi ma raggiungibili, che verranno tradotti in obiettivi nazionali”, ha spiegato Barroso.
In pratica, ogni Stato membro dovrà presentare ogni anno il suo “programma specifico” con dentro i traguardi che intende raggiungere rispetto ai cinque parametri indicati nella “strategia 2020”. Sarà poi la Commissione europea a giudicare se gli sforzi di ogni singolo paese sono sufficienti o meno. Proprio come già avviene nel campo dei conti pubblici, con gli stati che ogni anno devono presentare il Programma di stabilità.
E se gli stati “virtuosi” saranno premiati con incentivi sul fronte dell’accesso ai fondi europei, quelli inadempienti saranno oggetto di raccomandazioni da parte dell’Ue, le quali potranno essere seguite da dei “policy warning”, vale a dire dei veri e propri allarmi da parte della Commissione europea. Non sono però previste sanzioni, come qualche capitale aveva proposto, a partire da Madrid che detiene la presidenza di turno dell’Ue: “Non credo che sia il caso pensare a delle sanzioni”, ha detto Barroso.

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