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CSt: “no” a elezione Consiglio federale da parte del popolo

(Keystone-ATS) L’iniziativa che prevede l’elezione del Consiglio federale da parte del popolo non ha convinto il Consiglio degli Stati che l’ha nettamente respinta con 35 voti contro 6. Il testo, lanciato dall’UDC, viene ritenuto inopportuno: se accolto i consiglieri federali si troverebbero in campagna permanente e ciò nuocerebbe al lavoro collegiale.

Non convince nemmeno la clausola che prevede almeno due seggi governativi su sette per i latini: dato che l’iniziativa considera il Ticino e la Romandia come una sola entità, per i promotori dell’iniziativa il Paese può essere suddiviso in Svizzera tedesca e Svizzera che non parla tedesco, ha sostenuto Raphaël Comte (PLR/NE). “Il sistema proposto è dunque maldestro, per non dire insultante”, ha aggiunto il neocastellano.

Per Robert Cramer (Verdi/GE) ciò non costituirebbe invece un problema: “Si tratta di una garanzia minima” e come tale va sostenuta. Tale opinione non è invece stata condivisa da Filippo Lombardi (PPD/TI): per il ticinese questo minimo, date le disposizione dell’iniziativa, si rileverà in realtà essere un massimo. A suo avviso la soluzione per le minoranze passa per l’aumento del numero dei consiglieri federali.

Invitando i colleghi ad accettare l’iniziativa, l’UDC Peter Föhn (SZ) ha puntato sul fatto che essa permetterebbe di porre fine alle tattiche di partito durante l’elezione del governo. Il voto popolare rafforzerebbe la legittimità del Consiglio federale e la democrazia diretta. Permetterebbe anche di garantire una migliore separazione dei poteri tra esecutivo e legislativo, ha aggiunto.

Raphaël Comte ha però messo in guardia da una “americanizzazione delle campagne elettorali” con budget sempre più elevati ma senza garanzia di trasparenza. La collegialità sarebbe inoltre compromessa: i consiglieri federali non difenderebbero le posizioni del governo essendo ostaggio dei partiti durante le campagne elettorali, ha affermato Hans Stöckli (PS/BE).

I consiglieri federali non devono passare la maggior parte del loro tempo a preoccuparsi della loro rielezione, gli ha fatto eco Fabio Abate (PLR/TI). “Non abbiamo bisogno di un Silvio Berlusconi in Svizzera”, ha da parte sua affermato Urs Schwaller (PPD/FR).

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