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CSt: infiltrazioni informatiche all’estero, ancora divergenze

(Keystone-ATS) Le due Camere non sono ancora riuscite a mettersi d’accordo sulla possibilità di introdursi in sistemi informatici situati all’estero in caso di minaccia per la Confederazione.

Nel discutere la Legge sul Servizio informazioni (LSI), il Consiglio degli Stati ha insistito oggi nel voler sottoporre questo tipo di operazione all’autorizzazione del DDPS.

Per il Nazionale, il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) dovrebbe poter intervenire autonomamente, con il consenso del ministro della difesa se la situazione è delicata. Inizialmente gli Stati chiedevano una doppia autorizzazione, ovvero del Dipartimento della difesa (DDPS) e del Tribunale amministrativo federale (TAF).

Oggi la Camera dei cantoni ha fatto un passo verso in Nazionale, rinunciando a rendere obbligatoria l’autorizzazione del TAF. Del resto, lo stesso Tribunale amministrativo non auspicava ottenere questa competenza. Per i “senatori” l’approvazione del capo del DDPS, che dovrà consultarsi con i responsabili dei Dipartimenti degli affari esteri (DFAE) e di giustizia e polizia (DFGP), è però necessaria.

Gli Stati non hanno invece voluto saperne di delegare al capo del DDPS e al direttore del SIC la facoltà di concedere l’autorizzazione allo stesso SIC per infiltrarsi nelle reti informatiche ubicate all’estero qualora queste sono utilizzate per attaccare infrastrutture critiche in Svizzera. Per i “senatori”, solo il Consiglio federale deve avvalersi di questa competenza.

Allineandosi al Nazionale, gli Stati hanno invece deciso che il SIC va sottoposto alla Legge sulla trasparenza, anche se con eccezioni. Soltanto l’accesso ai documenti ufficiali che riguardano investigazioni dovrebbe essere limitato.

Il dossier ritorna al Nazionale.

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