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CSt: insegnamento, legge sulle lingue potrebbe essere riveduta

(Keystone-ATS) La legge sulle lingue potrebbe essere riveduta per difendere l’insegnamento di un secondo idioma nazionale alla scuola dell’obbligo.

Il governo valuterà nei prossimi mesi la necessità di consultare in tal senso la Conferenza dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE), ha annunciato oggi agli Stati il consigliere federale Alain Berset.

Un anno fa la CDPE si era impegnata, alla quasi unanimità, a garantire l’insegnamento di una seconda lingua nazionale alla scuola elementare, secondo un compromesso trovato nel 2004, ha affermato oggi Berset rispondendo a un’interpellanza del “senatore” friburghese Christian Levrat (PS). “I cantoni non fanno tuttavia sempre quello che dicono”, ha aggiunto ironicamente il ministro dell’educazione.

Lo scopo dell’armonizzazione dell’insegnamento delle lingue sembra infatti difficilmente perseguibile dopo le recenti decisioni di Turgovia e Glarona. Frauenfeld ha annunciato di voler sopprimere l’insegnamento del francese nel grado primario a partire dall’estate 2017. Gli allievi impareranno la lingua di Molière soltanto alle scuole medie. A Glarona invece il francese diventerà un’opzione a livello secondario per una parte degli allievi dall’anno scolastico 2017-2018, ciò che viola la legge sulle lingue, ha deplorato il consigliere federale.

Questione politica

“I cantoni conoscono chiaramente il limite da non superare: per il governo, è essenziale che una seconda lingua nazionale venga insegnata obbligatoriamente a partire dalla scuola elementare”, ha aggiunto Berset. Il Consiglio federale ha già detto che interverrebbe qualora un cantone prendesse una decisione definitiva contraria al principio della legge. “Si tratta di una questione politica, e non solo pedagogica”, ha rilevato il ministro friburghese.

“Occorre dunque scegliere il momento opportuno per intervenire”, gli ha fatto eco Christian Levrat (PS/FR). “Non è soltanto una rivendicazione dei romandi, che temono che il francese non venga più insegnato, ma ne va della coesione nazionale”, ha aggiunto il presidente del PS. “In vent’anni di carriera politica a Berna ho constatato che i parlamentari padroneggiano sempre meno la lingua dei colleghi”.

Secondo il suo collega Roland Eberle (UDC/TG), non è imponendo per legge l’insegnamento del francese, come vuole fare il Consiglio federale, che si risolverà il problema. Il “senatore”, che per l’occasione si è espresso anche nella lingua di Molière, ha affermato che occorre ad esempio gettare ponti tra le culture e le lingue del Paese.

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