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CSt: Pilatus, divieto prestazioni all’estero va allentato

Secondo i "senatori", il divieto di prestazioni all'estero per Pilatus deve essere allentato KEYSTONE/CHRISTIAN BEUTLER sda-ats

(Keystone-ATS) Il fabbricante nidvaldese Pilatus dovrebbe poter continuare a fornire servizi di manutenzione per i propri aerei venduti all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti, Paesi coinvolti in un conflitto nello Yemen.

Il Consiglio degli Stati ha adottato oggi – con 28 voti conto 12 – due mozioni affinché l’amministrazione riveda l’interpretazione della Legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all’estero (LPSP).

Per la Commissione della politica di sicurezza, all’origine del primo testo, la legislazione deve essere adeguata. La decisione del Consiglio federale di vietare le proprie attività nei due Paesi arabi si basa su un’interpretazione troppo rigida della legge, interpretazione che andrebbe oltre la regolamentazione delle società che offrono prestazioni militari all’estero.

Secondo la commissione, i servizi relativi alle merci esportate devono continuare ad essere consentiti fino a quando il Tribunale amministrativo federale non si sarà pronunciato sul caso Pilatus o fino a quando il Parlamento non si sarà espresso su una modifica del cosiddetto diritto mercenario.

In una seconda mozione, Hans Wicki (PLR/NW) chiede che le prestazioni di manutenzione, di formazione e di altri servizi per i beni esportati da un’impresa elvetica munita dell’apposita autorizzazione siano esclusi dal campo di applicazione della legge.

Rischi per la piazza industriale

La maggioranza del plenum ha sostenuto le richieste di Pilatus affermando che la LPSP era stata pensata per porre un limite alle attività di società con sede in Svizzera che forniscono servizi di sicurezza privata all’estero, ossia mettono a disposizione “mercenari”. Importanti punti di forza della Confederazione, come l’affidabilità e la certezza del diritto, sono messi in discussione.

Attualmente l’interpretazione della legge si spinge troppo lontano, rischiando di mettere in pericolo la competitività della piazza industriale svizzera, ha dichiarato Hans Wicki (PLR/NW). La fiducia dei clienti nelle imprese svizzere e nella nostra piazza industriale si erode, ha rilevato Damian Müller (PLR/LU).

La sinistra si è opposta invano a tali proposte. In particolare Daniel Jositsch (PS/ZH) ha criticato una modifica di legge per un caso individuale. A suo avviso, il settore delle esportazioni di armi è sensibile e una regolamentazione è necessaria.

Contrario alle mozioni, il ministro degli esteri Ignazio Cassis ha riconosciuto nondimeno la necessità di agire. Il ticinese ha ricordato che il suo dipartimento e quello dell’economia hanno istituito in febbraio un gruppo di lavoro interdipartimentale incarica di risolvere il problema.

Vittoria di tappa

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha vietato a Pilatus di eseguire la manutenzione sugli aerei da addestramento consegnati all’Arabia Saudita e agli Emirati Arabi Uniti. I due Paesi sono coinvolti nel conflitto nello Yemen contro i “ribelli” separatisti Houti sostenuti dall’Iran. Il DFAE ha rimproverato al costruttore di non aver riferito correttamente in merito alle sue attività nella penisola arabica.

Dal suo punto di vista, i servizi forniti rappresentano infatti un supporto logistico per l’esercito che va obbligatoriamente segnalato. Il DFAE ha quindi inoltrato una denuncia al Ministero pubblico della Confederazione che, a sua volta, ha avviato un procedimento penale.

Dal canto suo Pilatus ha replicato di aver sempre rispettato la legge. L’azienda ha inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo federale contro il divieto pronunciato dalle autorità ottenendo dalla corte l’effetto sospensivo, motivo per cui i tecnici della società elvetica sono ancora attivi nei due Paesi.

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