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CSt: sì allo scambio automatico di dati fiscali con l’Ue

(Keystone-ATS) Dal 2018, i cittadini dell’Unione europea non potranno più celare nei forzieri delle banche svizzere i propri averi. È quanto prevede l’accordo sullo scambio automatico di informazioni in materia fiscale tra Berna e Bruxelles approvato oggi dal Consiglio degli Stati.

Durante la breve discussione in aula, il Consigliere federale Ueli Maurer ha sottolineato l’importanza di questa intesa per la reputazione della piazza finanziaria ed economica elvetica, anche se non si possono escludere alcuni svantaggi, come un calo delle entrate fiscali.

In merito ai costi di applicazione (personale e sistema informatico, n.d.r.), il ministro delle finanze ha sottolineato quanto sia complicato fare stime accurate, specie per i cantoni, anche se in quest’ultimo caso si può parlare di diversi milioni di franchi. Per la Confederazione sono previsti cinque posti a tempo pieno, ha precisato.

In merito alle banche, quest’ultime si stanno preparando da tempo. Anche in questo caso, l’adeguamento alle nuove condizioni quadro implicherà costi per svariati milioni, ha affermato il Consigliere federale UDC.

Per quanto riguarda l’applicazione concreta dell’accordo, Maurer si è voluto rassicurante per quanto riguarda la protezione dei dati e il principio di specialità. Gli standard al riguardo applicati nell’Ue sono corrispondenti ai nostri, ha sottolineato Maurer, rispondendo ad alcuni quesiti posti dal “senatore” Hannes Germann (UDC/SH).

A livello formale il testo è un protocollo di modifica che sostituisce l’accordo sulla fiscalità del risparmio in vigore dal 2005. Da allora, la Svizzera preleva una trattenuta d’imposta sugli interessi versati a cittadini dell’UE: dal 1° luglio 2011 il tasso è passato dal 20 al 35%.

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