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CSt: sanzioni più dure per disordini e atti contro funzionari

Il Consiglio degli stati prevede un giro di vite contro gli hoooligan. KEYSTONE/GEORGIOS KEFALAS sda-ats

(Keystone-ATS) In futuro, chiunque partecipi a disordini commettendo danneggiamenti oppure aggredirà o minaccerà funzionari, in particolare agenti di polizia ma anche soccorritori, rischierà punizioni più severe.

Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati affrontando un progetto del Consiglio federale volto ad armonizzare le pene e ad adeguare il Codice penale alle nuove sanzioni. Il dossier va al Nazionale.

Nel caso delle minacce o violenze contro autorità l’ha spuntata una proposta di minoranza (23 voti a 18) rappresentata in aula da Stefan Engler (PPD/GR), volta a punire simili comportamenti con una pena di reclusione di 3 anni al massimo. In casi poco gravi, l’autore è punito con una pena pecuniaria.

Nella sua versione, il Consiglio federale e la maggioranza della commissione proponevano una pena di 3 anni al massimo o una pena pecuniaria. Con la versione della minoranza, la pena privativa della libertà diventerebbe la regola. Per quanto attiene a simili infrazioni commesse in gruppo, tutti i partecipanti dovrebbero essere sanzionati con una pena di reclusione di 3 anni al massimo. In casi meno gravi verrebbe applicata una pena pecuniaria.

Anche nel caso di disordini l’ha spuntata ancora una minoranza Engler (25 voti a 17), che propone una pena di 3 anni al massimo per le persone colpevoli di violenze contro le persone o le proprietà. La commissione preparatoria prevedeva una pena di reclusione minima di 120 giorni fino a tre anni o in alternativa una pena pecuniaria di almeno 120 aliquote giornaliere. Nella sua proposta, il Consiglio federale non ha stabilito alcuna pena minima di reclusione (3 anni di reclusione al massimo o una pena pecuniaria minima di 120 aliquote giornaliere).

Per Engler e altri “senatori”, come Thomas Minder (Indipendente/SH), è ora di lanciare un segnale deciso contro gli hooligan. Beat Rieder (PPD/VS) ha sostenuto che le pene pecuniarie non hanno un effetto dissuasivo sufficiente.

In merito alle violenze o insulti contro funzionari, la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha sostenuto che spesso le pene sono miti proprio perché il giudice non è perlopiù chiamato a decidere su casi gravi.

Per quanto attiene ai disordini causati da teppisti da stadio, la ministra di giustizia e polizia ha difeso la versione del Consiglio federale e quella commissione, che contempla pur sempre una sanzione minima di 120 giorni di reclusione, o una pena pecuniaria di 120 aliquote almeno. A detta della ministra, lo strumentario per contrastare questo fenomeno esiste già, ma forse manca la volontà di punire simili atti più severamente.

Può o deve?

A differenza di codici penali di altri Stati, in quello svizzero i reati sono formulati in modo piuttosto generico e il ventaglio delle pene comminate è di conseguenza piuttosto vasto. I tribunali dispongono pertanto di un ampio margine di apprezzamento che consente loro di sanzionare di volta in volta, in modo adeguato alla colpa, i casi molto lievi, ma anche quelli particolarmente gravi.

In generale, la revisione del Consiglio federale contempla aumenti mirati delle pene, un’evoluzione accolta con favore dalla commissione, perlomeno da una parte di essa. In particolare, una lesione personale grave dovrebbe in futuro essere sanzionata con una pena detentiva minima di un anno (finora sei mesi).

Questo giro di vite non è però piaciuto a tutti, specie a sinistra. Se adesso il giudice sospende in regola generale l’esecuzione di una pena pecuniaria o di una pena detentiva non superiore a due anni, se una pena senza condizionale non sembra necessaria per trattenere l’autore dal commettere nuovi crimini o delitti, con la versione della commissione il giudice “può” ora sospendere l’esecuzione di una determinata pena.

Una proposta di Céline Vara (Verdi/NE), sostenuta da Carlo Sommaruga (PS/GE), di rimanere al diritto attuale è stata però respinta per 26 voti a 15. La deputata ecologista ha lamentato che con simile cambiamento di formulazione di fatto si accetta che la pena privativa di libertà diventi la norma, quando invece i dati statistici parlano chiaro: l’80% delle persone condannate con la condizionale non ci ricasca più.

Insomma, il Parlamento si appresterebbe a fare un passo indietro, quando tutti gli indicatori ci dicono che la criminalità è in costante flessione in Svizzera.

Per quanto riguarda la violenza carnale, Carlo Sommaruga ha fatto notare che da anni le pene inflitte dai tribunali per simili atti sono sempre più severe, ossia oltrepassano di norma i due anni di reclusione. Anzi, in alcuni casi il Tribunale penale ha rinviato alle istanze cantonali certe sentenze, giudicandole troppo miti.

I numeri inoltre ingannano, secondo il “senatore” ginevrino; nel 25-30% di condanne con la condizionale per violenza carnale sono infatti inclusi anche i tentativi. Il cambiamento voluto dalla commissione è quindi inutile e rimette in questione un sistema che ha dato finora buona prova di sé.

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