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CSt boccia iniziativa salari minimi

(Keystone-ATS) La Svizzera non deve introdurre un salario minimo. Con 31 voti contro 13 il Consiglio degli Stati ha bocciato l’iniziativa popolare in tal senso dell’Unione sindacale svizzera (USS), senza opporvi un controprogetto. Il testo chiede di promuovere convenzioni collettive di lavoro (CCL) e, dove non fosse possibile, di introdurre uno stipendio minimo di 22 franchi l’ora, pari a una remunerazione mensile di 4’000 franchi per una settimana lavorativa di 42 ore.

Seguendo il parere della sua commissione preparatoria, il plenum ha preferito schierarsi per il mantenimento della situazione attuale, ritenendo che l’iniziativa si spinga troppo lontano.

Oggi sono i partner sociali a negoziare i salari, ha rilevato Pirmin Bischoff (PPD/ SO) a nome della maggioranza, e in questo modo le remunerazioni seguono le specificità delle singole regioni e dei diversi settori professionali. Questo modello – ha spiegato – permette alla Svizzera di avere un tasso di disoccupazione basso e un livello salariale elevato nel confronto internazionale.

“L’iniziativa cancellerà impieghi e taglierà il ramo sul quale siamo seduti”, ha rincarato Pankraz Freitag (PLR/GL). “A cosa serve un salario minimo se non hai più un lavoro?”, si è da parte sua chiesto Konrad Graber (PPD/LU). Secondo gli oppositori al testo, uno stipendio minimo renderebbe più difficile la reintroduzione nel mondo del lavoro del personale poco qualificato o dei giovani senza esperienza. Peter Föhn (UDC/SZ) si è spinto oltre, abbozzando un legame con l’iniziativa popolare 1:12, in votazione il 24 novembre prossimo

Solo una minoranza di sinistra ha sostenuto l’iniziativa. “Essa risponde a una necessità sociale – ha affermato Christian Levrat (PS/FR): 430’000 salariati guadagnano meno di 4000 franchi al mese e ciò è inaccettabile in un paese come la Svizzera. Buona parte di loro dispone oltretutto di un certificato di capacità”.

Il Nazionale deve ancora pronunciarsi.

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