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Dallas: killer arruolato nel 2009, servì in Afghanistan

Cinque agenti uccisi a marcia afroamericani a Dallas KEYSTONE/AP/ALEX BRANDON sda-ats

(Keystone-ATS) Micah Xavier Johnson, il killer della strage di poliziotti bianchi a Dallas, si era arruolato nell’esercito Usa nel 2009 e vi era rimasto fino all’aprile del 2015. Attualmente non si sa ancora se ha agito da solo.

I contorni dell’accaduto – avvenuto durante una pacifica marcia per manifestare contro le violenze della polizia nei confronti dei neri – non sono infatti ancora chiari. In base alle prime ricostruzioni a sparare sarebbero stati alcuni cecchini, almeno due, appostati su vari edifici di Dallas, in quella che appare come un’imboscata calcolata e coordinata.

Secondo il New York Times, il killer invece è uno solo: Micah Xavier Johnson, 25 anni, nero, incensurato, riservista dell’esercito che ha servito in Afghanistan e che, secondo indiscrezioni, simpatizzava per i Black Panther, il movimento militante nero contro la brutalità della polizia e il razzismo.

Johnson abitava con la madre e la polizia è in queste ore impegnata a perquisire l’abitazione in cerca di indizi e spiegazioni. L’uomo in fuga si era barricato in un garage: dopo ore di negoziati senza esito, la polizia ha deciso di usare per la prima volta un robot killer, armato di bomba, che esplodendo l’ha ucciso.

“Era turbato dalle recenti sparatorie” in Minnesota e Louisiana, afferma David Brown, il capo della polizia di Dallas. “Diceva di voler uccidere i bianchi, soprattutto gli agenti bianchi” aggiunge Brown, continuando comunque a parlare di più sospetti per l’esecuzione del massacro. Tre persone, tra cui una donna, sono infatti sotto custodia delle forze dell’ordine, che le interrogano per far luce su quella che sarà ricordata come la giornata più nera per la polizia americana dopo gli attentati dell’11 settembre 2001.

L’attacco a Dallas arriva al termine di una settimana all’insegna della violenza, durante la quale due afroamericani sono stati uccisi da poliziotti. E, come già accaduto nel caso di Ferguson dopo la morte dell’afroamericano Michael Brown, manifestazioni spontanee si sono avute in tutti gli Stati Uniti. A Dallas però la marcia pacifica ha lasciato il posto alla violenza, a un’imboscata di cui si cerca una spiegazione.

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