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Danimarca: elezioni, vittoria a metà per “blocco rosso”

(Keystone-ATS) I socialdemocratici, dopo 10 anni, tornano al potere in Danimarca e la loro leader, Helle Thorning Schmidt, è la prima donna destinata ad assumere la carica di primo ministro nella storia di questo paese. Ma per lei e per il suo partito quella conseguita ieri è una vittoria poco gratificante. I socialdemocratici, con il 25% circa dei suffragi, non si affermano come primo partito danese e conseguono il peggior risultato che abbiano avuto dal 1903.

Il primato resta infatti ai liberali (26,15 %) guidati dal primo ministro uscente Lars Loekke Rasmussen, che perde il potere a causa del dimezzamento dei consensi subito dai conservatori e dal ridimensionamento del Partito del Popolo Danese (estrema destra) che gli aveva offerto sostegno. Anche il Partito Socialista Popolare, alleato dei socialdemocratici, ha perso diversi punti in queste elezioni.

L’esigua vittoria del cosiddetto ‘Blocco rosso’ di centro-sinistra, che nel Folketing ottiene 89 seggi contro 86 del centro destra, è dovuta soprattutto all’avanzata dei radicali e del partito Lista dell’Unità. Due forze politiche che si collocano rispettivamente a destra e molto a sinistra dei socialdemocratici e la cui leadership è anche qui nelle mani di due donne, giovani e belle come Helle Thorning Schmidt.

Tuttavia il successo conseguito in queste elezioni dalla radicale Margrethe Vestergaard e dall’unitaria Johanne Schmidt Nielsen renderà difficile per la nuova premier il compito di definire il programma del governo.

In tutti i casi per lei i commentatori sono concordi nel prevedere un nuovo modo di procedere. La politica portata avanti per 10 anni dal centro destra è destinata a finire. I radicali torneranno a svolgere il ruolo di ago della bilancia fra i due blocchi avuto da loro nei governi socialdemocratici che tempo fa si erano susseguiti per decenni questo paese nordeuropeo. I punti programmatici nella campagna elettorale di Helle Thorning Schmidt dovranno probabilmente essere corretti.

La leader socialdemocratica si è battuta per destinare la spesa pubblica a far ripartire la ripresa. Ha detto di voler aumentare le tasse ai ricchi in modo da migliorare la sanità e la scuola. Ed ha sollecitato delle trattative con le parti sociali per indurre i danesi a lavorare 12 minuti al giorno in più. In compenso le condizioni per ottenere il prepensionamento, che il centro destra ha quasi abolito, non andrebbero toccate. Ma i radicali non ci stanno. Non sono nemmeno certi di voler far parte del governo. Quel che vogliono sono invece delle riduzioni fiscali sui redditi da lavoro, niente prepensionamento ed altre cose che renderanno difficili e lunghe le trattative per il programma del nuovo governo.

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