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Delirio di Dutroux, voleva città sotterranea con bimbi rapiti

(Keystone-ATS) Una città sotterranea popolata dalle ragazzine rapite e violentate in cui regnasse il Bene e la pace. È l’ultimo perverso delirio del ‘mostro di Marcinelle’, il serial killer pedofilo belga Marc Dutroux.

L’uomo a metà anni Novanta sequestrò sei tra bambine e adolescenti e ne uccise quattro.

Le nuove rivelazioni giungono dal ex avvocato Julien Pierre in un’intervista al settimanale ‘Soir Mag’. Uno “psicopatico” vero di cui, accusa il legale, la magistratura non ha mai approfondito il profilo criminale e che a vent’anni dai fatti che sconvolsero il Belgio è ancora una ferita aperta per l’opinione pubblica e una macchia indelebile per politici e magistratura.

Il racconto di Maitre Pierre, oggi 62 anni, avvocato ‘storico’ di Dutroux nei sei anni chiave tra il 1996 e il 2003, da quando venne arrestato sino al processo in cassazione, dà ancora oggi i brividi. “‘Lei si rende conto che nessuno si è mai chiesto perché avevo scelto proprio quella casa, in quella regione? Lei lo sa che ci sono molte gallerie di miniere là?'”, gli chiese all’epoca il ‘mostro’ parlando del luogo a Marcinelle in cui aveva tenuto sequestrate 4 ragazzine, tra cui le piccole Julie e Mélissa, lasciate morire di fame e di sete.

“‘La mia idea era di compiere moltissimi rapimenti di bambini e creare nei sotterranei laggiù, in quelle gallerie delle miniere, una specie di città sotterranea dove avrebbe regnato il Bene, l’armonia, la sicurezza'”, ricorda il legale. “Era impressionante ascoltare Dutroux raccontare tutto questo. Oggi so davvero cosa sia uno psicopatico, probabilmente molto meglio di tanti psichiatri”, si confida Pierre che ha accusato la magistratura di “avere tralasciato la personalità di Dutroux” per “comprendere il modus operandi di uno psicopatico di una tale pericolosità” con cui si è dovuto “tuffare negli abissi della riflessione sui limiti della perversione umana”.

Il legale fu l’unico in tutto il Belgio che accettò di difendere il ‘mostro’ e ne pagò il prezzo: minacce, violenze, persino la figlia, all’epoca alle elementari, picchiata selvaggiamente. Poi, improvvisamente, Dutroux decise di sostituirlo quando prese piede sui media l’ipotesi di una ‘rete’ di pedofili. “Un fenomeno curioso, di cui non ho ancora colto tutti i misteri”. E lì Dutroux cambiò versione, ricorda il legale: “‘Julie e Mélissa, non sono io che le ho rapite’, ma mi aveva detto esattamente il contrario per sei anni! Non potevo più seguirlo su quel terreno, era una marcia indietro completa”.

Oggi, assicura, nonostante Dutroux la abbia già chiesta e sia finora stata respinta, è difficile che gli verrà concessa la scarcerazione: “Non conosco un solo Tribunale dell’applicazione delle pene che consideri Dutroux ‘adatto’ e riempia tutte le condizioni per il suo reinserimento sociale”. E anche se la moglie succube e complice Michelle Martin è stata scarcerata, prima in un convento e ora sotto custodia di un ex giudice, “sul fronte della pericolosità non c’è confronto tra i due”.

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