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Diminuiscono immigrati, ma cresce pressione lavoratori europei

(Keystone-ATS) Il numero degli immigrati in Svizzera ha subito un lieve calo lo scorso anno, passando da quota 75’000 nel 2011 a 73’000 nel 2012. Lo indicano i dati pubblicati venerdì dall’Ufficio federale della migrazione (UFM). Malgrado ciò, continua a crescere il numero degli europei che cercano lavoro nella Confederazione, tanto che il Consiglio federale potrebbe essere chiamato a reintrodurre la clausola di salvaguardia per tutti gli Stati membri dell’UE.

Lo scorso anno sono stati concessi 55’430 permessi di soggiorno di tipo B a cittadini provenienti dall’UE-17 (il 4,6% in più rispetto al 2011). Quelli per dimoranti temporanei (tipo L) hanno invece raggiunto quota 54’185, ossia il 5,7% in più rispetto all’anno prima.

La reintroduzione – lo scorso maggio – del contingentamento per coloro che provengono da Stati dell’UE-8, relativo unicamente ai permessi B, ha avuto quale effetto uno spostamento delle richieste sui permessi L. Di fronte a questa tendenza, si comincia a parlare di riattivazione della clausola di salvaguardia. “La reintroduzione a tutti i membri dell’UE è in discussione”, ha ammesso ieri il consigliere federale Didier Burkhalter alla radio romanda RTS.

Il contingentamento per cittadini provenienti da all’UE-17 potrebbe infatti essere reintrodotto se dovesse essere superata la soglia di 56’268 permessi B concessi per membri dell’UE-17 fra il primo giugno 2012 e il 31 maggio 2013. Per gli Stati UE-8, la soglia che farebbe scattare la clausola in relazione ai permessi L è di 15’218 unità fra il primo maggio del 2012 e il 31 aprile del 2013, ha spiegato Gaby Szöllösy, responsabile della comunicazione presso l’UFM, confermando una notizia pubblicata da “Le Temps”.

Una misura di questo genere avrebbe tuttavia un impatto di corta durata, ha relativizzato il ministro degli esteri, dato che sarebbe limitata a un solo anno e non si protrarrebbe al 2015. “La clausola di salvaguardia ha relativamente pochi effetti”, ha aggiunto Burkhalter. Il Consiglio federale può inoltre decidere di non riattivarla – in base a considerazioni di ordine politico o economico – malgrado tutte le condizioni siano riunite.

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