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Dipinto Leonardo sequestrato a Lugano, ritratto Isabella d’Este

(Keystone-ATS) È un ritratto di Isabella d’Este il dipinto, attribuito a Leonardo da Vinci, sequestrato in Svizzera e consegnato alla Guardia di finanza di Pesaro e ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Ancona. Il quadro, di cm 61×46,5 di dimensione, è stato individuato nel caveau di un istituto fiduciario con sede a Lugano, è stato annunciato in una conferenza stampa presso la Procura della repubblica di Pesaro.

l dipinto, un olio su tela, sarebbe – secondo gli inquirenti – attribuibile a Leonardo sulla base di pareri e di perizie eseguite con la fluorescenza, che lo ritengono pienamente compatibile, quanto a datazione, con la pittura dei primi decenni del XVI secolo.

La Procura procede per associazione per delinquere finalizzata all’illecita esportazione di opere d’arte in assenza di licenza di esportazione e alla commissione di truffe in danno di società di assicurazione. Al rientro del quadro in Italia, saranno eseguite ulteriori perizie per confermare la paternità dell’opera.

Il Ministero pubblico e la Polizia cantonale hanno confermato in una nota di avere posto ieri sotto sequestro il dipinto “Ritratto di Isabella d’Este” attribuito a Leonardo, che si trovava “all’interno di un caveau affittato presso una società di Lugano”. L'”opera di inestimabile valore, sia artistico sia economico” – prosegue il comunicato – è stata sequestrata in base ad una domanda di assistenza giudiziaria internazionale inoltrata dalla Procura della Repubblica di Pesaro per presunta infrazione alle leggi sul trasferimento dei beni culturali ed in particolare perché il dipinto sarebbe stato esportato illecitamente senza le necessarie autorizzazioni. “L’opera è ora custodita in luogo sicuro”, conclude la nota.

La procura di Pesaro ha precisato che le indagini sul dipinto sono partite il 27 agosto 2013, quando arrivò una segnalazione su un avvocato del foro pesarese che aveva il mandato a vendere il ritratto di Isabella d’Este, depositato nel caveau di una banca svizzera, a un prezzo non inferiore a 95 milioni di euro. I carabinieri del Nucleo Tutela del patrimonio artistico di Ancona appurarono che il quadro era stato esportato clandestinamente.

La Procura fece una richiesta urgente di rogatoria internazionale per procedere al sequestro della tela, cui l’autorità giudiziaria di Lugano diede immediata esecuzione. Ma gli investigatori trovarono il caveau vuoto: il quadro era stato prelevato dai proprietari e portato altrove.

Le indagini si sono poi casualmente ‘incrociate’ con quelle della Guardia di finanza di Pesaro su una serie di truffe – in particolare falsi incidenti stradali – ai danni di alcune compagnie di assicurazioni. Alcuni nomi di indagati figurerebbero nell’una e nell’altra inchiesta. Una settantina, tutte del Pesarese, le persone finite nel mirino della Procura, fra cui due avvocati. Uno, di Fano (Pesaro Urbino), è il legale che aveva il mandato a vendere.

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