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Disoccupazione in Italia ai massimi dal 1977

(Keystone-ATS) La disoccupazione si è abbattuta come uno tsunami sui primi tre mesi dell’anno, portando il tasso dei senza lavoro al 13,6%, un valore mai registrato prima, almeno dal 1977, anno in cui sono partite le serie storiche dell’Istat. Passando dalle percentuali alle persone, si tratta di quasi 3,5 milioni di ‘teste’ alla ricerca di un impiego.

Tra loro non mancano i giovani, che anzi sono le ‘prime vittime’, con 739 mila under 25 a spasso, per un tasso di disoccupazione che, anche in questo caso, raggiunge il suo massimo storico, toccando quota 46%. Intanto il Mezzogiorno si allontana sempre più dal resto d’Italia, tanto che nel Sud il tasso di giovani a caccia di un impiego è pari al 60,9%. Fin qui i dati definiti dagli statistici come grezzi, ovvero effettivi, che fotografano la situazione cosi com’è. Cifre giudicate allarmanti da tutti i fronti.

L’unica nota positiva sta in un’attenuazione del deterioramento. Infatti, almeno stando ai dati trimestrali, la caduta dell’occupazione perde d’intensità. Tutto il resto lancia ancora segnali di crisi, dalla crescita degli scoraggiati, che sfiorano i 2 milioni, all’aumento dei Neet, gli under 30 che non studiano né lavorano, prossimi alla soglia dei 2,5 milioni. Inoltre risultano in flessione sia i lavoratori con il posto fisso full time che i precari. L’unica forma di lavoro che cresce è il tempo parziale, con oltre 4 milioni di persone impiegate a orario ridotto, come non accadeva dal 1993, cioè da quando è partita la rilevazione. Ma è tutto merito del part time ‘involontario’, accettato in mancanza di lavoro a tempo pieno.

Intanto nell’Eurozona la disoccupazione ad aprile scende leggermente, fermandosi all’11,7%. L’Italia oltrepassa quindi la media dell’unione monetaria, anche se la maglia nera continua ad andare alla Spagna (25,1%).

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