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Donne in parlamento, nessun obbligo per partiti, commissione

La consigliera nazionale Sibel Arslan (Verdi/BS) vorrebbe più garanzie per le donne sulle liste elettorali. KEYSTONE/PETER KLAUNZER sda-ats

(Keystone-ATS) I partiti devono essere liberi di comporre le rispettive liste elettorali come meglio credono, senza che vengano imposte quote minime per le donne.

Ne è convinta la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale (CIP-N), che con 15 voti contro 8 ha respinto un’iniziativa parlamentare della consigliera nazionale Sibel Arslan (Verdi/BS).

Quest’ultima chiede di modificare la legge federale sui diritti politici in modo tale che “sulle liste delle elezioni del Consiglio nazionale siano rappresentati entrambi i sessi con almeno un terzo ciascuno per partito. In caso di più liste di un partito è considerata la media delle candidature presenti su tutte le liste”.

Per la deputata ecologista, la presenza di donne in Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati è ancora troppo bassa rispetto a Paesi come la Germania e l’Olanda. L’unico modo per promuovere una maggiore presenza femminile è quindi ricorrere a una modifica di legge.

La CIP-N, precisa un comunicato odierno dei servizi parlamentari, è invece dell’opinione che i partiti debbano avere carta bianca per la stesura delle proprie liste, in modo da poter scegliere la migliore soluzione in base alle proprie necessità e alla situazione nel proprio Cantone. A volte per le donne è meglio avere un buon posto sulla lista anziché essere più numerose.

Secondo una minoranza della CIP-N, invece, l’esperienza ha dimostrato che non tutti i partiti considerano volontariamente in modo sufficiente entrambi i sessi sulle proprie liste.

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