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Dopo attentati: politici svizzeri chiedono più competenze per SIC

(Keystone-ATS) Dopo gli attentati terroristici di Bruxelles e Parigi, molti esponenti politici svizzeri chiedono maggiori competenze per il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC). C’è chi propone di far capo al diritto di necessità.

“Stiamo vivendo una situazione eccezionale in Europa e questo richiede l’adozione di misure eccezionali”, secondo Isidor Baumann (PPD/UR), presidente della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati, intervistato dalla “NZZ am Sonntag”.

Concretamente, Baumann chiede di attuare la nuova Legge sul servizio informazioni (LSI) – approvata dal Parlamento dopo una gestazione di anni – prima della votazione in seguito a referendum, facendo capo al diritto di necessità. Potremmo guadagnare sei mesi e se la LSI venisse bocciata dal popolo, l’entrata in vigore sarebbe annullata, ha precisato.

La nuova legge prevede che in futuro gli agenti del SIC possano perquisire luoghi privati, sorvegliare la posta elettronica e le comunicazioni in casi sospetti di terrorismo, spionaggio e proliferazione di armi di distruzione di massa.

Per Corina Eichenberger (PLR/AG), presidente della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale, la LSI è una buona soluzione, che consentirà al SIC di intervenire finalmente anche nei moderni sistemi di comunicazione. A suo avviso è però necessario seguire il processo democratico senza ricorrere al diritto di necessità, ha indicato alla “NZZ am Sonntag”.

Socialisti, Verdi e rappresentanti delle organizzazioni che difendono i diritti fondamentali sono contrari alla nuova LSI. La nuova normativa rappresenta un attacco sproporzionato alla sfera privata ed esiste il rischio di abusi, fanno notare.

Il consigliere di Stato ginevrino responsabile della sicurezza, Pierre Maudet (PLR), chiede da parte sua un dibattito pubblico sulla sicurezza e sul diritto della personalità e un “programma nazionale duraturo”. Nel raffronto europeo il SIC dispone di poche competenze, ha rilevato in un’intervista pubblicata dalla “SonntagsZeitung” e della “Schweiz am Sonntag”. “In Svizzera siamo sordi e ciechi”.

Secondo Maudet, la nuova LSI rappresenta “la variante in assoluto minima” per intervenire. Anche lo scambio di informazioni a livello internazionale dovrebbe essere migliorato. Maudet critica per esempio le lungaggini riscontrate in Francia. Un’ulteriore sfida per i cantoni di frontiera, come Ginevra, sarà rappresentata dai Campionati europei di calcio, che si terranno in Francia nel mese di giugno.

In maggio una delegazione della Commissione della politica estera del Consiglio nazionale intende recarsi in Belgio per farsi un’idea concreta della lotta al terrorismo, ha annunciato il suo presidente Roland Rino Büchel (UDC/SG) alla “Sonntagszeitung”.

Il viaggio porterà i commissari anche a Molenbeek, quartiere di Bruxelles al centro della cronaca di questi giorni, dove esiste “una sorta di ghettizzazione” già osservata in città come Parigi, Marsiglia, Lione o Malmö (Svezia). “Possiamo imparare qualcosa”, dato che tendenze simili emergono anche a Ginevra, Losanna o Zurigo, ha rilevato Büchel.

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