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Economiesuisse: crescita Pil all’1,9% nel 2010

(Keystone-ATS) ZURIGO – Economiesuisse si attende per quest’anno un tasso di crescita del prodotto interno lordo (Pil) elvetico dell’1,9% e per il 2011 dell’1,6%.
L’economia svizzera ha superato il momento peggiore della crisi congiunturale. Il settore delle esportazioni ha ritrovato negli scorsi mesi tassi di crescita positivi e la domanda di consumo dei privati rimane una colonna portante.
Nelle previsioni di fine novembre la Federazione delle imprese svizzere aveva pronosticato per il 2010 una crescita dello 0,7%. Rispetto ad altri paesi, l’economia elvetica è riuscita ad affermarsi in tempi difficili. L’aumento moderato del tasso di disoccupazione, grazie anche alla buona tenuta del settore delle costruzioni, ha contribuito a limitare le conseguenze della crisi. Per quest’anno economiesuisse si aspetta un tasso dei senza lavoro del 4% e per il 2011 del 3,6%.
La possibilità di ricorrere all’orario ridotto ha permesso a numerose aziende esportatrici di mantenere il personale. Ai primi accenni di ripresa, esse sono state in grado di evadere immediatamente le ordinazioni ricevute, osserva l’organizzazione, rilevando che la disoccupazione parziale ha inoltre contribuito ad evitare un balzo del tasso di disoccupazione durante la crisi.
Anche l’immigrazione ha svolto un ruolo non trascurabile nell’andamento della domanda, prosegue la nota. Le conseguenze della crisi dell’export sul mercato interno sono rimaste inoltre limitate poiché la Svizzera non ha subìto una stretta creditizia.
Quanto alle prospettive, settori come l’industria delle macchine, che hanno particolarmente sofferto il calo della domanda a livello mondiale, prevedono per quest’anno e per l’anno prossimo tassi di crescita positivi. Tuttavia, questa rallegrante evoluzione non deve far dimenticare che le esportazioni svizzere sono ancora al disotto del livello del 2008, rammenta economiesuisse.
Sui mercati extraeuropei, le imprese non sono confrontate al problema dell’apprezzamento del franco. In Europa, per contro, la debolezza dell’euro ostacola la ripresa. La forza del franco colpisce in particolare le piccole e le medie imprese che esportano la maggioranza dei loro prodotti e servizi verso l’Europa, sottolinea l’organizzazione.
Per l’industria tessile il problema si accentua perché spesso vengono importanti beni primari dalla zona del dollaro per poi essere lavorati in Svizzera ed esportati in Europa. A causa della svalutazione dell’euro, il margine diminuisce o le vendite si riducono in seguito agli aumenti di prezzo. Inoltre il ramo deve affrontare la debolezza della domanda generale europea che è da ricondurre alle conseguenze della crisi.
Gli aumenti d’imposta e i programmi di risparmio degli enti pubblici, necessari per riassorbire i deficit colossali degli Stati, peseranno sulla congiuntura europea, osserva economiesuisse.
I mercati finanziari, dal canto loro, continueranno a reagire con un certo nervosismo, alla luce delle incertezze riguardanti i governi e la loro capacità di dar prova di un certo rigore finanziario a lungo termine.
L’incertezza è pure causata dagli importanti ammortamenti nei sistemi bancari in diversi paesi. La storia ha mostrato che il risanamento di un’economia dopo una crisi immobiliare richiede non solo dei mesi, bensì anni. Le industrie esportatrici si attendono dunque una diminuzione della domanda proveniente dall’Europa e un aumento di quella dei mercati asiatici e del continente americano.
La congiuntura interna approfitterà ancora della diminuzione della disoccupazione, dell’immigrazione e della debolezza dell’euro. Se, come ci si attende, l’euro resterà debole, il prezzo delle importazioni provenienti dalla zona euro diminuirà ulteriormente e il consumo aumenterà. Tuttavia, il tasso di cambio attuale non crea soltanto vincitori, ma anche dei perdenti. In effetti, la debolezza dell’euro promuove il turismo di consumo nelle zone di frontiera, avverte l’organizzazione.
Le agenzie di viaggio, da parte loro, possono proporre vacanze in Europa ad un prezzo più vantaggioso. Il turismo svizzero invece soffre della forza del franco. Bisogna dunque attendersi un ulteriore calo dei visitatori europei, dell’ordine del 5%, a partire da questa estate. La ripresa dell’attività turistica potrebbe farsi attendere fino al secondo semestre 2011.
Prima o poi la politica monetaria molto espansiva della Banca nazionale svizzera (BNS) si concluderà, secondo la Federazione delle imprese svizzere. Il mancato intervento dell’istituto di emissione quando l’euro è sceso per la prima volta sotto la soglia degli 1,40 franchi ha costituito un primo passo importante verso la strategia di abbandono di questa politica.
“Questo può essere interpretato come un segnale che la BNS lascerà maggior spazio alle forze del mercato per determinare il tasso di cambio del franco nei confronti dell’euro. Questa decisione a favore di una politica monetaria indipendente della BNS era necessaria. Un ancoraggio del franco svizzero all’euro provocherebbe costi per l’economia (abbandono del vantaggio comparativo in termini di tassi d’interesse reali) più elevati di quelli legati all’apprezzamento attuale del franco”, scrive economiesuisse.
Non si può tuttavia partire dal presupposto che la Banca nazionale aumenterà fortemente i tassi d’interesse già quest’anno. Nella situazione economica tesa che prevale attualmente in Europa, ciò comporterebbe un nuovo apprezzamento del franco, rileva economiesuisse.

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