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Egitto: intelligence; 1600 jihadisti nel Sinai, 120 ricercati

(Keystone-ATS) Sono circa 1.600 gli estremisti islamici di varia nazionalità annidati nella penisola del Sinai, in Egitto, dove negli ultimi mesi si sono moltiplicate le violenze e le incursioni verso il vicino Israele: fino all’attacco del 5 agosto scorso, costato la vita a 16 Guardie di Frontiera egiziane. Lo rivelano stime dei servizi di sicurezza del Cairo, citate oggi dall’agenzia Mena.

Al momento i nomi inclusi nella lista dei jihadisti ricercati sono 120, precisa la Mena, ma il numero totale sembra aggirarsi ormai attorno ai 1600: cifra che ricalca grossomodo quella indicata già un paio di settimane fa dal capo di una delle tribù beduine della penisola, il quale – in un’intervista all’agenzia palestinese Maan – aveva denunciato la presenza di una sorta di Legione straniera della Guerra Santa.

Le forze armate egiziane hanno lanciato negli ultimi tempi una vasta campagna militare contro il dilagare di gruppi jihadisti nel Sinai e lo stesso neo-presidente Mohammed Morsi – pur esponente dei Fratelli Musulmani – non ha mancato di alzare la voce contro questo fenomeno dopo il sanguinoso attacco del 5 agosto, autorizzando fra l’altro la chiusura dei tunnel del contrabbando al confine con la Striscia di Gaza (l’enclave palestinese controllata dagli islamico-radicali di Hamas).

Sull’altro lato della frontiera, Israele ha espresso in questi mesi crescente preoccupazione per il pericolo che il Sinai diventi una zona franca per il terrorismo sull’onda dell’ulteriore erosione del controllo del territorio seguita alla caduta di Hosni Mubarak.

Il governo dello Stato ebraico – dopo aver autorizzato il rafforzamento del dispositivo militare del Cairo nell’area, in deroga alle intese di pace del 1979 – ha tuttavia protestato poi contro l’annunciato uso di tank e aerei in numero che rischia di dar luogo, secondo Benyamin Netanyahu, a una “grave violazione” degli accordi sulla smilitarizzazione della penisola in vigore da oltre 30 anni.

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