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Erdogan prepara voto, spari contro palazzo del premier

(Keystone-ATS) Ancora una giornata di sangue e attentati in Turchia, mentre il presidente Recep Tayyip Erdogan si prepara a riportare il paese alle urne dopo il fallimento dei colloqui di coalizione.

Un nuovo attacco a Istanbul ha preso di mira il palazzo Dolmabahce, perla ottomana sul Bosforo, tra le principali mete turistiche e sede di uffici del primo ministro, che comunque si trovava ad Ankara.

Intorno alle 14.45 locali due uomini hanno lanciato bombe a mano e poi aperto il fuoco con armi automatiche contro gli agenti di guardia, ferendone uno in modo lieve. La polizia li ha arrestati dopo pochi minuti nelle vicinanze, non lontano dal consolato tedesco.

Secondo le prime indagini si tratterebbe di membri del gruppo di estrema sinistra Dhkp-c (Partito-Fronte di liberazione del popolo rivoluzionario), che aveva rivendicato il lancio di granate nello stesso posto il primo gennaio scorso e l’assalto al consolato degli Stati Uniti di nove giorni fa sempre a Istanbul.

Nella metropoli sul Bosforo la tensione resta altissima. Ieri notte un 17enne è morto nel quartiere popolare di Esenler a seguito di violenti scontri tra polizia e sospetti militanti dell’Ydg-h, gruppo armato giovanile del Pkk curdo. Il bilancio più drammatico resta però quello nel sud-est, dove il coprifuoco è stato imposto in diverse province per rastrellare le roccaforti del Pkk.

Oggi l’attacco più sanguinoso, con 8 soldati rimasti uccisi dall’esplosione di una bomba al loro passaggio nella provincia di Siirt, mentre 4 sono quelli morti negli scontri iniziati ieri nei pressi della ‘capitale’ curda Diyarbakir. Un bilancio di oltre 50 membri delle forze di sicurezza uccisi dopo la rottura, il 7 luglio, della tregua in vigore dal 2013.

Scarsi sono invece i riscontri sul numero di vittime tra i combattenti curdi, che certamente sono diverse decine. Una situazione ormai fuori controllo, come dimostrano le dichiarazioni di ‘autogoverno’ contro Ankara giunte a raffica da alcuni dei centri principali del sud-est, per cui oggi sono stati fermati 4 amministratori locali di Diyarbakir.

“La Turchia si sta dirigendo rapidamente verso nuove elezioni. C’è bisogno di una soluzione che includa la volontà popolare”, ha detto Erdogan dopo che ieri sera il premier incaricato Ahmet Davutoglu aveva rimesso il mandato nelle sue mani. Oggi il capo dello Stato ha aperto la strada verso il voto anticipato incontrando il presidente del parlamento, Ismet Yilmaz, e negando un nuovo incarico a Kemal Kilicdaroglu, leader della seconda forza alle elezioni del 7 giugno, il socialdemocratico Chp: una mossa che l’opposizione giudica “golpista”.

Ma il presidente punta dritto alle urne in autunno. Se a deciderlo sarà lui, la Costituzione prevede un governo elettorale con tutti i partiti, incluso il filo-curdo Hdp. Con un via libera del parlamento, invece, il suo Akp potrebbe restare in sella. Il modo migliore per affrontare una campagna elettorale che per Erdogan pare già iniziata: “Se moriremo – ha detto oggi – moriremo una volta ma da uomini”.

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