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Eruzione killer in Giappone, strage sul vulcano Ontake

(Keystone-ATS) La conferma delle prime quattro vittime, tutti uomini, dell’inattesa, spettacolare e adesso anche letale eruzione del vulcano Ontake, nel Giappone centrale, è maturata in tarda serata, al secondo giorno di soccorsi.

La polizia nipponica ha reso noto che le quattro persone portate a valle, tra le 31 rilevate e in uno stato “di arresto cardiaco e respiratorio”, sono risultate decedute.

Tutto lascia prevedere un bollettino destinato a diventare più pesante mancando pure le certezze sul numero preciso dei dispersi, forse intorno a quota 80. La formula usata dalle autorità giapponesi è improntata alla massima prudenza fino alla definitiva certificazione medico-legale della morte.

Le attività degli oltre 550 uomini impegnati nei soccorsi tra polizia, vigili del fuoco e militari delle Forze di Auto-difesa, sono andate avanti tra difficoltà crescenti fino allo stop definitivo del pomeriggio “per l’alta concentrazione di zolfo”, subito dopo aver portato in salvo altri 24 escursionisti.

Il paesaggio è spettrale, l’esatto opposto di quello fiabesco che fa dell’Ontake una delle tappe naturalistiche più popolari dei colori dell’autunno nipponico, con l’unicità dei cinque laghi vulcanici a ridosso del cratere.

La coltre di cenere ha ormai superato il mezzo metro dato che l’attività eruttiva non si è mai interrotta dopo il risveglio improvviso di sabato, quando circa 300 escursionisti sono stati sorpresi da un boato, da fumo, cenere e pesanti sassi. Decine di persone sono rimaste ferite sulle pendici del vulcano di 3.067 metri, il secondo più alto del Giappone dopo il Fuji-san, tra le prefetture di Nagano e Gifu, dal cui cratere si staglia il pennacchio di fumo andato oltre i 10.000 metri. Proprio la fuga dalla valanga di cenere e l’alta colonna di fumo sono tra le più seguite e diffuse videoclip sui social network.

L’Agenzia meteorologica giapponese ha messo in guardia dal rischio di ulteriori attività dopo aver definito l’eruzione iniziale di “modesta entità”. Un panel di esperti, riunitosi d’urgenza, ha concluso che quella di sabato è stata “un’esplosione idrovulcanica” dovuta all’alta pressione del vapore acqueo generato dal riscaldamento della falda per il calore del magma.

Fenomeni “improvvisi e difficili da prevedere”, come emerso in una conferenza stampa, che in qualche misura scagionerebbero l’Agenzia da responsabilità sul mancato allarme. I dati rilevati a metà settembre hanno mostrato tracce di “terremoti vulcanici” nella zona, ma con evidenze minori anche rispetto a quelle che hanno preceduto l’ultima eruzione del 2007.

Flussi piroclastici, composti da gas e frammenti di roccia, sono stati osservati a oltre 3 chilometri a sudovest del cratere primario.

L’ultima eruzione paragonabile alla stessa scala è del 1979: non ci sono segni di scenari ben più gravi, ma – secondo gli esperti – le attività vulcaniche si stanno intensificando e l’Ontake potrebbe concedere il bis, con fenomeni leggermente più forti di quelli di sabato. Un rischio in più sulle già complesse operazioni di soccorso.

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