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Espulsione stranieri, iniziativa attuazione è anticostituzionale

(Keystone-ATS) L’iniziativa dell’UDC in votazione il prossimo 28 di febbraio “Per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati” non rispetta il principio costituzionale di proporzionalità e va respinta. Lo ha detto Simonetta Sommaruga a nome del governo.

A parere della responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia (DFGP), il controprogetto indiretto approvato dal Parlamento lo scorso marzo rappresenta invece una soluzione migliore che, oltre a rispondere alle attese dei cittadini, tiene conto dei principi fondamentali.

Il controprogetto indiretto prevede l’espulsione automatica per un periodo di 5-15 anni per tutti coloro che si macchiano di crimini passibili di una pena superiore a tre anni. Al fine di rispettare la proporzionalità, nei casi di rigore il giudice potrà decidere altrimenti se simile misura dovesse porre il condannato in una situazione grave e l’interesse pubblico non dovesse prevalere su quelli del diretto interessato a rimanere in Svizzera.

Iniziativa scorretta da punto di vista istituzionale

L’iniziativa “per l’attuazione dell’espulsione degli stranieri che commettono reati” era stata lanciata per obbligare il parlamento ad accelerare l’applicazione dell’iniziativa sull’espulsione adottata alle urne nel 2010; in quell’occasione i votanti avevano preferito il testo dei democentristi al controprogetto; quest’ultimo prevedeva ancora l’esame del singolo caso nell’eventualità di un’espulsione.

Per la ministra di giustizia e polizia, con questa seconda iniziativa si crea una sorta di cortocircuito istituzionale, poiché il popolo è chiamato ad esprimersi una seconda volta su un tema simile prima ancora che il legislatore abbia presentato un progetto di applicazione per la prima iniziativa.

“Eppure in marzo, otto mesi prima che scadesse il termine contenuto nella proposta del 2010, le camere federali hanno fatto il loro dovere inasprendo la legislazione attuale, ma nessuno ha lanciato un referendum”, ha fatto notare la Consigliera federale bernese.

Il popolo non può essere anche “giudice”

A detta della ministra socialista, l’iniziativa di attuazione va inoltre più lontano rispetto al testo sull’espulsione, poiché non concede ai giudici alcun margine di manovra nell’apprezzamento del singolo caso, così come invece stipula la Costituzione federale. Il legislatore, ossia il popolo, si fa quindi anche giudice, “ciò che rappresenta una chiara violazione della separazione dei poteri”.

Il principio di proporzionalità, ha ricordato la responsabile del DFGP, è iscritto nella nostra carta fondamentale e vale anche per l’iniziativa di attuazione; insomma, un nuovo articolo costituzionale non può annullarne un altro.

Iniziativa attuazione inumana

Oltre ad essere problematica dal punto di vista costituzionale, l’espulsione automatica promossa dall’iniziativa di attuazione per tutta una serie di reati, anche minori, è anche inumana poiché non tiene conto delle situazione particolari.

Ad essere toccati da una misura simile potrebbero essere tutti quegli stranieri che risiedono nel nostro paese da decenni, magari di seconda o terza generazione. “Non è possibile trattare in questo modo persone che vivono da noi da così tanto tempo, ha spiegato Sommaruga, secondo cui l’iniziativa divide di fatto la popolazione in due categorie di persone, quelle di “serie A” e quelle di “serie B”.

Per la Consigliera federale, inoltre, se approvata l’iniziativa di attuazione rischia di incrinare ulteriormente i rapporti con l’Unione europea, rendendo ancora più difficile cercare una soluzione per applicare l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”.

Inasprimento legislativo solo dopo votazione

Lo scorso ottobre, il Consiglio federale ha deciso di attendere l’esito della votazione del 28 febbraio su questo testo prima di fissare l’entrata in vigore della nuova legislazione.

Un’entrata in vigore prematura della riforma potrebbe creare infatti un rompicapo giuridico, se il popolo dovesse sostenere l’Iniziativa per l’attuazione e quindi iscrivere direttamente nella Costituzione il catalogo di reati e le condizioni di espulsione. I tribunali sarebbero allora confrontati con disposizioni contraddittorie del Codice penale e della Legge fondamentale.

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