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Fallimenti: i creditori vanno meglio protetti

(Keystone-ATS) Porre un argine agli abusi nella procedura di fallimento e rendere più facile ai creditori far valere le proprie pretese. È il succo della revisione della Legge sull’esecuzione e sul fallimento (LEF) inviata oggi in consultazione dal Consiglio federale.

La revisione si basa sulla mozione del consigliere agli Stati Hans Hess (PLR/OW) trasmessa al Consiglio federale nel 2011. Nel testo il “senatore” denunciava un fenomeno in preoccupante espansione, ossia l’uso del fallimento – specie nel settore edile – per liberarsi dei debiti accumulati e non pagare i salari dovuti.

A poca distanza dal fallimento, sosteneva Hess, “il debitore fallito fonda una nuova società riassumendo il personale e, se del caso, riprendendo dalla massa fallimentare, a prezzo modico, gli impianti di produzione e le merci in deposito”.

Chi agisce in questo modo – scriveva il “senatore” obvaldese – danneggia i propri creditori procurandosi inoltre un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti, senza contare che la cassa disoccupazione deve versare indennità per insolvenza a copertura delle mensilità rimaste scoperte prima del fallimento. Tali somme non le vengono rimborsate se in seguito i lavoratori vengono assunti da una nuova società del debitore fallito.

Per mitigare questo problema, indica una nota odierna dell’Ufficio federale di giustizia (UFG), il Consiglio federale vuole fare in modo di esonerare il creditore dalla spese causate dalla domanda di fallimento. Spesso, infatti, i creditori rinunciano a far valere i propri diritti di fronte agli ostacoli pratici e giuridici delle procedura fallimentare.

Al momento, il creditore che presenta richiesta di fallimento è responsabile dei costi generati fino alla sospensione della procedura o alla pubblicazione e convocazione dei creditori. Il pretendente che si rivolge ai tribunali si assume insomma un rischio finanziario considerevole.

La revisione intende addossare tali spese al debitore: il giudice potrà in ogni caso esigere dal creditore un anticipo delle spese. I membri della direzione e del consiglio di amministrazione rispondono direttamente, nei confronti del creditore tenuto ad anticipare le spese o dell’ufficio dei fallimenti, dei costi della procedura di liquidazione sommaria non coperte dalla massa fallimentare.

Per l’esecutivo, questa misura dovrebbe avere un effetto preventivo: i quadri di un’azienda “avranno infatti un interesse personale ad avviare la procedura di insolvenza quando gli attivi bastano ancora a coprire le spese di una procedura di liquidazione sommaria”.

La seconda novità riguarda i creditori pubblici, come le amministrazioni o l’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (SUVA). Stando al Consiglio federale, queste istanze dovrebbero poter presentare domanda di fallimento. In questo modo si vuole impedire che le imprese in mora (imposte, Iva, assicurazione disoccupazione) possano proseguire l’attività.

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