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Famiglie Usa più povere, ricchezza cala del 2,8%

(Keystone-ATS) NEW YORK – La crisi e le difficoltà dei mercati impoveriscono le famiglie americane che, nel secondo trimestre, vedono la propria ricchezza contrarsi del 2,8%, o 1.500 miliardi di dollari, a 53.500 miliardi di dollari. Si tratta – emerge dai dati diffusi dalla Fed – della prima contrazione dal marzo 2009.
Il calo, osserva il Wall Street Jorunal, conferma le difficoltà che l’economia americana incontra nel risollevarsi dalla recessione.
Il calo della ricchezza è dovuto al forte calo del valore degli investimenti in titoli: il -2,8% registrato fra aprile e giugno porta la ricchezza media di una famiglia americana a 182.000 dollari, anche se è necessario tenere in considerazione che la media è spinta al rialzo da un piccolo numero di molto abbienti.
“I numeri della Fed – spiega il Wall Street Journal – mettono in evidenza – come l’andamento dei mercati va ad aggiungersi ai problemi occupazionali che già gravano sui consumatori americani”.
Anche se nelle ultime settimane gli indici sono in ripresa, durante il secondo trimestre l’indice S&P 500 ha perso il 12%, bruciando i guadagni dei tre mesi precedenti. “Anche se il mercato dovesse continuare a salire, le nuove debolezze che si osservano nel settore immobiliare – mettono in evidenza alcuni analisti – potrebbero spingere gli americani a destinare una quota maggiore dei propri redditi ai risparmi piuttosto che agli investimenti”.
La quota di risparmi delle famiglie americane si è attestata alla fine di luglio a circa il 6% del reddito disponibile, contro il 2% del 2007.
L’incertezza economica spinge gli americani – emerge dai dati della Fed – a privilegiare i contanti e gli investimenti in società non finanziarie, due voci che rappresentano il 7% degli asset complessivi delle famiglie statunitensi, con i contanti vicino al livello più elevato dal 1963.
Nonostante la frugalità delle famiglie, il debito americano continua a salire (+1,2% nel secondo trimestre) a causa dei massicci finanziamenti a cui sono ricorsi i governi federale, statale e locali per finanziare il loro deficit. Il debito del governo è salito del 4,6% a 11.100 miliardi di dollari, circa 38.000 dollari pro-capite.

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