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FAO: sì a biotecnologie nei paesi poveri

(Keystone-ATS) GUADALAJARA – Le biotecnologie per l’agricoltura sono state messe in secondo piano dalla troppa enfasi posta sugli OGM, è arrivato il momento di investire sul biotech soprattutto nei paesi poveri per aumentare la produzione agricola. È quanto emerso dalla Conferenza tecnica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sulle biotecnologie agricole nei paesi in via di sviluppo che si è tenuta a Guadalajara, in Messico.
Secondo la FAO le innovazioni biotecnologiche possono contribuire in modo significativo a far raddoppiare la produzione alimentare entro il 2050, obiettivo che permetterà di sfamare i 9 miliardi di persone che entro quella data popoleranno il pianeta.
L’agenzia dell’ONU cita, tra le innovazioni che hanno avuto positive ricadute sulla produttività, alcune varietà ibride di riso in Africa che hanno fatto raddoppiare il raccolto, l’impiego dell’inseminazione artificiale per incrementare la produzione di latte dei bovini in Bangladesh e l’uso di metodi basati sul DNA per individuare le malattie dei gamberetti in India.
La FAO sollecita un nuovo approccio alla ricerca in agricoltura che sostenga “un più ampio e saggio uso della biodiversità agricola”. “Attualmente nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo – ha detto Modico Traoré, vice direttore generale della FAO – mancano le tecnologie appropriate, le politiche, le capacità tecniche e le infrastrutture necessarie per lo sviluppo delle biotecnologie”.

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