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Federazione del turismo chiede misure contro franco forte

(Keystone-ATS) La Federazione svizzera del turismo (FST) chiede misure rapide a favore del settore turistico, posto sotto pressione dall’alto corso del franco. Le misure annunciate ieri dal Consiglio federale non sono considerate sufficienti.

“Non vogliamo regali”, ha detto il presidente Dominique de Buman all’assemblea generale della FST riunita in un albergo di Vevey (VD). “Il nostro settore attraversa un periodo realmente critico. In questo albergo il tasso d’occupazione, generalmente del 70%, è sceso al 40%”, ha affermato.

Il turismo elvetico non ha l’intenzione di “piagnucolare”, né di “arrendersi”, “ma abbiamo bisogno di un aiuto da parte dello Stato”, ha rincarato de Buman. La FST persiste nel chiedere un tasso dell’IVA al 2,5% nel 2012, combinato ad un’apertura del mercato della carne.

L’organizzazione che rappresenta gli interessi degli operatori turistici elvetici auspica inoltre che il Consiglio federale aumenti a 227 milioni il credito quadriennale accordato a Svizzera Turismo. “Il crollo dei pernottamenti in provenienza dai paesi limitrofi dev’essere compensato con l’accesso a nuovi mercati”, ha sottolineato il presidente. Il credito per la promozione dell’innovazione, dal canto suo, “dev’essere portato a 32 milioni invece di 24 milioni”.

L’annuncio dato ieri di un prestito supplementare di 100 milioni alla Società svizzera di credito alberghiero – volto ad incoraggiare gli investimenti nel settore – ha sorpreso la FST: “si direbbe che il governo abbia confuso misure strutturali e congiunturali”, osserva de Buman.

La Federazione spera che il Parlamento intervenga entro il 30 settembre, data alla quale il credito quadriennale dev’essere finalizzato. “Non vi è alcuna ragione di aspettare fino in dicembre”, ha aggiunto il consigliere nazionale PPD, che ha peraltro l’intenzione di tornare alla carica in merito alla diminuzione dell’IVA.

“Un tasso al 2,5% – ha spiegato – costituirebbe una boccata d’ossigeno per il turismo. Abbiamo bisogno di segnali, in parte psicologici, perchè siamo coscienti che l’IVA non può risolvere tutto”.

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