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Filippine: proseguono ricerche ostaggi

(Keystone-ATS) Centinaia di soldati dell’esercito filippino sono tuttora impegnati in una vasta operazione di ricerca dei due turisti europei – uno svizzero e un olandese – rapiti ieri su un’isola del sud delle Filippine. Il loro sequestro è stato confermato dal Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). Intanto la guida filippina, pure presa in ostaggio e poi riuscita a fuggire gettandosi in mare, ha fornito in esclusiva alla RSI i dettagli del rapimento.

“Stavamo andando a trascorrere la notte all’isola di Tawi-Tawi per osservare gli uccelli, quando all’improvviso una piccola barca ci ha affiancato puntandoci le armi. Abbiamo cercato di fuggire, ma la loro imbarcazione era più veloce della nostra”, ha precisato Ivan Sarens, fotografo naturalista e scrittore filippino contattato telefonicamente da un giornalista della RSI.

“Hanno sparato alcuni colpi d’arma da fuoco, forse tre, non so se hanno colpito il nostro scafo. Sono poi saliti a bordo, con tre fucili e due pistole”, ha proseguito la guida filippina.

“In seguito ci hanno portato in una zona con le mangrovie. Dopo dieci minuti è arrivata un’altra barca. Dopo il trasbordo, abbiamo iniziato a navigare. A un certo punto ho pensato che ci portassero all’isola di Jolo, dove ci sono le basi dei terroristi di Abu Sayyaf”, ha aggiunto Ivan Sarens, precisando che gli ostaggi erano tenuti sotto un telo di plastica.

“Sono poi riuscito a sussurrare agli altri due ostaggi che avrei tentato la fuga. Se fossimo arrivati nelle loro basi sarei stato ucciso, poiché sono un filippino. Era questa la mia paura”, ha rilevato la guida.

“In dieci secondi ho deciso che era il momento di scappare. (…) Mi sono tuffato in mare sperando che non mi sparassero, perché c’erano altre barche. I rapitori gridavano, avevano almeno un’arma da fuoco. Sono rimasto sott’acqua il più a lungo possibile. Quando sono riemerso ho visto una nave passeggeri, che però non si poteva fermare perché era grande”, ha sottolineato Sarens, aggiungendo che è stato poi salvato da pescatori, che lo hanno messo al sicuro in un villaggio.

“Sono molto grato agli altri due ostaggi che si sono detti d’accordo sulla mia fuga. Altrimenti non li avrei lasciati. Sono stati davvero eroici. Devo a loro la mia vita”, rileva lo scrittore filippino, il quale esprime però anche dubbi sul fatto che gli autori siano militanti islamici secessionisti attivi in questa regione. “Da come hanno operato, non sembrano uomini di Abu Sayyaf. Non mi hanno legato stretto. E poi non hanno ucciso il poliziotto (che era sulla barca armato al momento del rapimento), cosa normale in un assalto dei terroristi”.

Intanto, la marina filippina ha imposto un blocco marittimo, per impedire la fuga dall’isola ai sequestratori. Dal canto suo, il DFAE ha indicato all’ats che l’ambasciata svizzera a Manila è contatto permanente con le autorità locali e con la rappresentanza olandese, nonché con i parenti dei due ostaggi.

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