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Flottiglia: Israele a riccio, blocco a scalo Ben Gurion

(Keystone-ATS) Con un’operazione a tutto campo, estesa anche all’Europa, Israele ha oggi rintuzzato il tentativo di centinaia di militanti politici di darsi appuntamento all’aeroporto di Lydda (il nome arabo di Lod, presso Tel Aviv) per iniziare così, davanti alle guardie di frontiera israeliane, una manifestazione chiamata polemicamente: “Benvenuti in Palestina”.

Oltre duecento militanti sono stati fermati prima dell’imbarco in diversi scali europei – fra cui anche passeggeri di voli Swiss da Zurigo, Bruxelles e Parigi, nonché di collegamenti Easyjet da Ginevra, ciò che ha portato a proteste) – sulla base di “liste nere” inoltrate dal ministero degli interni israeliano alle compagnie di volo. Altri – una sessantina – sono stati intercettati all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Fra essi viaggiatori di un volo Easyjet da Ginevra e di un apparecchio Alitalia proveniente da Roma.

Dopo minuziosi interrogatori questi passeggeri (di nazionalità belga, francese, statunitense, spagnola, tedesca e olandese) sono stati condotti in un centro di detenzione in prossimità dell’aeroporto, in attesa della loro espulsione. In serata gli atterraggi al Ben Gurion si sono interrotti per lavori di manutenzione ad una pista. Riprenderanno a notte fonda, quando sarà fra l’altro consentito l’atterraggio di un aereo della Lufthansa dove si trovano, a quanto pare, altri attivisti.

In occasione della manifestazione la polizia israeliana aveva elevato lo stato di allerta non solo nella sala arrivi dell’aeroporto ma anche nella zona limitrofa, per impedire manifestazioni di solidarietà con i militanti da parte di attivisti israeliani di sinistra. Gli agenti – alcune centinaia – sono rimasti tuttavia a riposo. L’unico incidente della giornata, durato pochi minuti, è avvenuto quanto sei attivisti israeliani si sono presentati nella sala arrivi con piccoli cartelli che inneggiavano alla Palestina, e sono stati subito circondati da passeggeri ostili. “Andatevene in Siria” ha urlato qualcuno, prima che la polizia riportasse l’ordine.

Viste da Ramallah (Cisgiordania) le misure predisposte della polizia israeliana sono apparse alquanto esagerate. “Israele ha trasformato l’aeroporto in un fortino” ha esclamato il parlamentare palestinese Mustafa Barghuti. Ma a suo parere anche in futuro, come in passato, questi attivisti passeranno agevolmente fra le maglie della ‘security’ di Israele per raggiungere la Cisgiordania e partecipare ad azioni di impegno civile. Anche un giornale ‘main-stream’ come Yediot Ahronot ha trovato eccessive le misure ordinate dal governo alla polizia. “Ma che pericolo poteva mai scaturire da alcune centinaia di attivisti ? – si è chiesto un opinionista. – La loro minaccia è certamente inferiore a quella delle meduse”, che in queste settimane stringono d’assedio i litorali mediterranei di Israele e minacciano di ostacolare le attività di una centrale elettrica.

Ma il premier Benyamin Netanyahu, osservano altri opinionisti, ha anche altri crucci. In un Paese dove prolificano le Commissioni di inchiesta, non poteva permettersi il lusso che qualcosa oggi andasse storto. Dunque meglio abbondare in misure di prevenzione, piuttosto che lasciare qualche falla impensata. La stessa logica che ha funzionato nelle settimane passate per bloccare il più lontano possibile (ossia in acque greche) una Flottiglia di militanti filo-palestinesi che a bordo di una decina di imbarcazioni intendeva forzare il blocco marino alla Striscia di Gaza.

Da parte loro gli organizzatori di “Benvenuti in Palestina” vedono già come un successo la mobilitazione di sicurezza imposta ad Israele e preannunciano fin d’ora: questo genere di manifestazioni si ripeterà in futuro.

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