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Francia, attacco Isère, attentatore si rifiuta di parlare

(Keystone-ATS) Si rifiuta di rispondere agli inquirenti, Yassin Salhi, l’uomo fermato dopo l’attacco all’azienda di gas di Saint-Quentin-Fallaviern, nell’Isère, principale imputato nella decapitazione del suo padrone di lavoro.

Il 35enne, marito e padre di tre figli di età compresa tra i 6 e i 9 anni, è descritto dai vicini di casa, a Saint-Priest, periferia di Lione, come un uomo discreto, che non dava confidenza.

Musulmano, Yassin, autista per un’azienda di consegne, non aveva precedenti penali ma era stato oggetto di due informative dei servizi nel 2013 e nel 2014, che lo reputava tra gli individui che potenzialmente potevano minacciare la sicurezza nazionale.

In questi documenti, afferma la radio francese Rtl, erano sottolineate le figure di Yassin e di due suoi amici, classificati come “musulmani hard” che volevano creare un istituto islamico a Besançon, dove il 35enne viveva prima di trasferirsi nel sobborgo di Lione.

Nelle segnalazioni dei servizi, allertati anche per la sua vicinanza con il movimento salafita, inoltre risultano indizi di radicalizzazione di Yassin, le sue “assenze regolari e per lunghi periodi di circa 2-3 mesi senza dire dove andava”.

L’uomo era stato quindi inserito nella lista delle persone da sorvegliare ma dopo un anno dalle segnalazioni, per Yassin nessuna sorveglianza rafforzata. Ora gli inquirenti si interrogano se Yassin sia un “lupo solitario” o se fa parte di un gruppo di estremisti. Secondo alcuni testimoni, nell’auto guidata da Yassin erano presenti due o tre persone.

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