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Francia: il giorno del dolore, il paese “è in guerra”

(Keystone-ATS) Il dolore e la paura. La Francia piange e onora i suoi morti, i deputati si alzano in Parlamento e cantano la Marsigliese mentre il primo ministro, Manuel Valls, in un discorso vibrante applaudito all’unanimità, ammette che la Francia “è in guerra contro i jihadisti, gli islamisti radicali”. La conferma arriva da Londra: 5mila fighter europei sono pronti a rientrare in patria dal Medio Oriente per colpire, è l’allarme lanciato a Westminster dal direttore dell’Europol Rob Wainwright, secondo il quale l’Europa ha di fronte “la più grave minaccia terroristica dall’11 settembre”.

Il tutto nel giorno in cui spunta un nuovo video della fuga dei killer di Charlie Hebdo. Nel filmato amatoriale si vedono i due fratelli, Said e Cherif Kouachi, fermarsi con l’auto nera con la quale fuggono dopo la strage e caricare i mitra mentre urlano più volte “Abbiamo vendicato il profeta Maometto”. Davanti a loro una macchina della polizia. I due, calmi e freddi, risalgono a bordo dell’auto e iniziano a sparare contro la volante che indietreggia precipitosamente, riuscendo così a scappare.

La settimana di sangue e terrore ha avuto l’effetto di unire un paese lacerato attorno alle proprie istituzioni, invise fino a qualche giorno fa. I politici, le forze dell’ordine, sono tornati in queste ore ad essere le figure ideali a cui aggrapparsi, una sensazione che nessuno ricordava.

I parlamentari che si alzano spontaneamente in piedi in Assemblea nazionale e intonano tutti insieme la Marsigliese è qualcosa che in Francia non andava in scena dall’11 novembre del 1918, armistizio che mise fine alla Prima guerra mondiale. L’inno è arrivato dopo un minuto di silenzio assoluto, osservato dal Parlamento in memoria dei caduti per mano terrorista.

Ovazioni continue anche per il primo ministro Manuel Valls, perfettamente a suo agio nel ruolo di difensore irriducibile della Francia e delle sue tradizioni di libertà. Gli applausi per il premier sono stati unanimi, continui, senza ombre: “I sostegni, la solidarietà giunti dal mondo intero – ha detto – non si sono sbagliati: è proprio lo spirito della Francia, i suoi lumi, il suo messaggio universale che hanno voluto abbattere.

Ma la Francia è in piedi”. Emozionato, ha ringraziato per la Marsigliese i deputati, che di norma il martedì bersagliano lui e il suo governo durante il tradizionale “question time”. Tutti in piedi anche quando ha reso omaggio allo “straordinario comportamento delle forze dell’ordine”. Poi il messaggio più duro, senza mezze misure: “Sì, la Francia è in guerra contro il terrorismo, il jihadismo e l’islamismo radicale”. Ma “la Francia non è in guerra contro l’islam e i musulmani, e proteggerà tutti i suoi cittadini con determinazione e sangue freddo”.

Valls ha ufficializzato gli annunci di ieri: i diecimila militari in più dispiegati sul territorio, la massima allerta che continua, la protezione eccezionale dei siti ebraici (“c’è stato un aumento insopportabile degli atti di antisemitismo”, ha sottolineato, bacchettando chi non si è sempre abbastanza “indignato” per questo), tutte “misure eccezionali ma non d’eccezione”. Cioè forti ma rispettose del diritto.

La vera novità è stata l’annuncio della creazione “prima della fine dell’anno” di “ali specifiche” nelle carceri per i “detenuti radicalizzati”.

In mattinata, l’omaggio commovente di François Hollande in Prefettura ai militari uccisi, decorati alla memoria con la Legion d’onore, simultaneo a quello della ministra ed ex compagna, Ségolène Royal, che a Gerusalemme rendeva omaggio alle bare dei caduti ebrei. A Bobigny, banlieue bollente, pomeriggio di pioggia e raccoglimento attorno alle spoglie di Ahmed, poliziotto musulmano assassinato selvaggiamente con un colpo alla testa mentre era già a terra, davanti alla sede di Charlie Hebdo.

Sul fronte delle indagini, l’inchiesta si internazionalizza: ad aiutare Hayat Boumeddiene, compagna del terrorista Amedy Coulibaly, nel suo viaggio dalla Francia verso la Siria, con sosta dal 2 all’8 gennaio in Turchia, sarebbe stata una filiera afghana. E a Haskovo, in Bulgaria, resta in carcere il francese Fritz Jolie Joaquin, arrestato al confine con la Turchia e presto estradato in Francia.

Tutti da chiarire i suoi legami e il livello di complicità con i fratelli Kouachi, autori della strage a Charlie Hebdo, di cui era amico.

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