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Franco forte: aziende svizzere provano contromisure

(Keystone-ATS) ZURIGO – Di fronte all’apprezzamento del franco le aziende svizzere non rimangono con le mani in mano. Le contromisure per difendersi dall’erosione delle esportazioni sono molteplici: vanno dalla vendita di merci in valute estere all’innovazione. Non tutte le imprese però riusciranno a limitare i danni.
L’impatto dell’attuale corso (circa 1,26 franchi per un euro) differisce notevolmente a seconda dei rami di attività. Nel canton Vaud, il franco forte colpisce per esempio duramente un’impresa specializzata in strumenti per la misura delle temperature come la Rüeger, che fabbrica prodotti per il 90% destinati alle esportazioni.
“Per compensare le perdite, stiamo riducendo i costi acquistando materie prime in euro o in dollari”, spiega Bernard Rüeger, proprietario dell’omonima società di Crissier (VD) e presidente della Camera di commercio e dell’industria vodese. “Cerchiamo inoltre di conservare i nostri conti in valute estere. Ma i salari li paghiamo in franchi”, aggiunge Rüeger.
Altro fenomeno osservato: taluni esportatori pagano i fornitori locali in euro, trasmettendo loro così una parte del rischio. “Per il momento tuttavia è difficile valutare se si tratti di una reale tendenza o di casi isolati”, precisa Ivo Zimmermann, portavoce di Swissmem che rappresenta l’industria meccanica, elettrotecnica e metallurgica (MEM).
Altri settori, come l’industria orologiera, hanno deciso di intervenire sui prezzi: “varie imprese hanno aumentato le loro tariffe”, indica il presidente della Federazione dell’industria orologiera svizzera, Jean-Daniel Pasche. “Tuttavia l’operazione comporta sempre il rischio di perdere clienti”.
Stando a un sondaggio pubblicato a fine dicembre dalla Banca nazionale svizzera (BNS), soltanto il 20% delle società direttamente interessate dall’apprezzamento del franco ha infatti deciso di aumentare i prezzi.
Gli osservatori del mercato prevedono che nei prossimi mesi il franco dovrebbe cessare di crescere eccessivamente, mantenendosi comunque a livelli “dolorosi” per l’industria di esportazione. Economiesuisse punta su un corso medio di 1,33 franchi per un euro durante l’anno 2011. Le imprese dovranno dunque continuare ad adattarsi.
“Sussiste il rischio di una delocalizzazione”, osserva ancora Bernard Rüeger. “Piuttosto che rifornirsi sul mercato locale, le imprese si rivolgeranno ai paesi limitrofi, mettendo così in pericolo i subappaltatori locali”. Secondo gli esperti delle organizzazioni di categoria, saranno necessarie innovazioni per guadagnare competitività.
Attualmente se le contromisure prese consentono alle aziende di limitare i danni, “queste ultime registrano comunque riduzioni importanti dei margini. Un miglioramento della produttività ha bisogno di tempo”, spiega Rudolf Minsch, capo economista presso economiesuisse, per il quale occorre attendersi soppressioni di impieghi, acquisizioni o persino chiusure di imprese.
Nonostante tutto il morale delle aziende svizzere resta buono. La maggior parte di esse vede nella difficile situazione attuale come una sfida. “Sui mercati mondiali potrebbe aumentare la domanda e ciò potrebbe compensare l’apprezzamento del franco”, conclude Rudolf Minsch.

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