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Frontalieri: governo risponde a Quadri e Pantani

(Keystone-ATS) Il massiccio afflusso di frontalieri è motivo di preoccupazione per i deputati leghisti Lorenzo Quadri e Roberta Pantani. In Ticino, i frontalieri sono attualmente 54’000 con una crescita del 40,1% rispetto al 2006. A fine 2011, a Ginevra erano 75’800. Il Consiglio federale presta grande attenzione alle preoccupazioni suscitate dagli attuali flussi migratori e dà importanza all’apertura controllata del mercato svizzero del lavoro.

Il governo propone di respingere la mozione con cui Lorenzo Quadri chiede di favorire le aziende che assumono residenti. Di fronte all’insostenibile aumento dei frontalieri, quale conseguenza della libera circolazione delle persone, il deputato leghista chiede di inserire tra i criteri d’aggiudicazione degli appalti pubblici contemplati nella pertinente legge e nelle relative ordinanze, un nuovo criterio relativo alla presenza nell’organico di personale residente.

Per Quadri, l’azienda che fa lavorare residenti deve risultare avvantaggiata rispetto a quella che ha inserito nel proprio organico un numero elevato di frontalieri. Tuttavia, il Consiglio federale sostiene che un criterio di aggiudicazione che privilegi imprese con lavoratori locali, rispetto a quelle che annoverano un maggior numero di frontalieri, viola il principio della parità di trattamento di tutti gli offerenti nazionali ed esteri, sancito da vari accordi.

Il criterio di aggiudicazione richiesto dalla mozione non può quindi essere accettato. Berna precisa che i servizi centrali d’acquisto della Confederazione aggiudicano la commessa all’offerente che è idoneo ad adempiere il mandato, che rispetta i principi procedurali e la cui offerta sulla base dei criteri d’aggiudicazione è la più favorevole dal profilo economico.

A Roberta Pantani, che lo ha interrogato sul contingentamento dei lavoratori frontalieri in Ticino, il Consiglio federale risponde che, secondo l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, ai lavoratori frontalieri non è applicabile alcun limite quantitativo.

Pur affermando d’essere consapevole che le regioni di confine risentano maggiormente delle conseguenze dell’Accordo sulla libera circolazione, il governo sottolinea anche gli aspetti positivi. La libera circolazione – osserva – ha aumentato il potenziale di crescita dell’economia svizzera e contribuito alla stabilità della crescita economica e occupazionale degli ultimi anni.

Soprattutto nelle regioni di confine, l’economia ha sfruttato le maggiori possibilità di reclutare personale estero offerte dalla libera circolazione delle persone. Rispetto alle altre regioni di confine, la quota dei frontalieri in Ticino è più elevata (un lavoratore su 4 è frontaliero). Il loro aumento ha riguardato soprattutto le professioni meno qualificate.

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